Terza prova per la band teutonica che riprende il nome del personaggio mitizzato da Nietzsche attraverso la sua opera più ambiziosa. Monicker non troppo casuale se vogliamo interpretare il messaggio insito nei testi dei nostri, sicuramente legato all’anticristianesimo e al nichilismo. Partiamo subito analizzando il sound di questo “In Hora Mortis”, realizzato negli studi di registrazione Necromorbus, famosi per aver dato quel suono così riconoscibile a molte band svedesi ben note. Quello ottenuto è un sound molto ben definito e potente, che soffre soltanto di una certa carenza di personalità, ma in fondo quando si vuole andare sul sicuro si può rischiare di finire nell’anonimato per quanto riguarda questi aspetti. La proposta sviluppa un black metal ben alternato tra parti più thrash oriented e momenti atmosferici e malvagi, dove il riffing minimale delle chitarre prende il sopravvento. Sicuramente un pregio del lavoro è il modo con cui ogni pezzo riesce a trascinare, risultando d’atmosfera ma al tempo stesso aggressivo e dinamico al punto giusto. L’ottimo muro sonoro, spesso supportato da un drumming indemoniato, è completato da un malefico screaming, impeccabile anche se un po’ scontato e poco personale. Sicuramente l’aspetto che più caratterizza il lavoro è la registrazione molto potente e la buona esecuzione dei brani. Il disco scorre senza passi falsi, non riuscendo però a proporre soluzioni epocali o degne di nota. L’intricato songwriting è sicuramente lodevole e validissimo, anche se alla lunga le soluzioni riprese sono più o meno le stesse. Quindi siamo alle solite, un’ottima prova impeccabile sotto tutti i punti di vista che, però, cela un’incisività non sempre esente da pecche. “In Hora Mortis” è consigliato a chi apprezza un ottimo sound, composizioni articolate e ben arrangiate e sonorità che sono oscure ma allo stesso tempo aggressive. In definitiva, una discreta prova, sicuramente nulla che verrà ricordato negli anni ma comunque un disco valido e potente.
