Root – Kärgeräs

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I Root, capitanati dall’istrionico singer (ed agli esordi anche batterista) Big Boss, sono una band di culto nella scena underground del loro paese, la Repubblica Ceca, pur non godendo di grande visibilità al di là dei patri confini. Attivi dal lontano 1987, hanno dato alle stampe ben nove albums, oltre alla consueta sequela di demo, ep e split. All’inizio della loro carriera i nostri erano dediti a sonorità e tematiche in pieno stile Venom: il lavoro più significativo del loro primo periodo artistico è sicuramente “Hell Symphony”, disco pubblicato nel 1991 e degno di non sfigurare accanto alle pietre miliari della NWOBHM. “Kärgeräs”, la loro quarta fatica sulla lunga distanza, rappresenta per i Root quello che “Into The Pandemonium” rappresenta per i Celtic Frost o “Spheres” per i Pestilence, ovvero il disco della svolta, del marcato ed inatteso cambio stilistico. Abbandonate le liriche a sfondo demoniaco, la band si concentra su un concept di carattere fantasy e musicalmente vira verso territori epic/dark non convenzionali e del tutto peculiari. Sono ancora ben percepibili influenze heavy classiche ed i rimandi a Mercyful Fate, King Diamond e primi Death SS contribuiscono in maniera determinante a dare corpo ad un’atmosfera occulta che ancora trasuda dai brani. La musica presenta però un inedito risvolto pagan/folk che si sposa ad un feeling oscuro ed è caratterizzata dall’alternanza tra passaggi in mid tempo più epici e trascinanti, dall’andamento marziale (“Rodäxx”), e momenti rallentati, cupi e pesanti, maggiormente tragici (“Equirhodont-Grandiose Magus”). Il tutto reso attraverso strutture di stampo progressive, contorte e mai immediate. Anche l’elemento melodico gioca un ruolo importante in alcuni frangenti, con suggestioni addirittura di matrice maideniana. La voce poi è tutt’altro che inquadrabile: un cantato in clean vocals impostato e recitato, molto teatrale, a tratti quasi sussurrato come una sorta di narrazione tesa a guidare l’ascoltatore nei meandri di una storia di magia, personaggi mostruosi ed eroi leggendari. Il potere evocativo dei pezzi è indiscutibile e l’effetto spiazzante è garantito: i Root con questo lavoro diventano una mosca bianca nel panorama estremo dell’Est Europa e non solo. Non vi è traccia di black metal, almeno nell’accezione tradizionale del termine, benché il gruppo dal punto di vista “ideologico” resti ancora legato da un debole filo a questo genere musicale. Il che ovviamente rende l’album poco fruibile, non catalogabile e difficilmente assimilabile da chi non concepisce sonorità troppo distanti da quelle old school. “Kärgeräs” è stato di recente ristampato (nel 2013) dalla Paragon Records in un’edizione con un artwork leggermente differente ed arricchita dalla presenza di una bonus track di undici minuti intitolata “Demos”, che in realtà non aggiunge e non toglie nulla al valore di un dico indubbiamente coraggioso anche se non artisticamente così influente e conosciuto. Diverso, interessante, fuori dai consueti canoni.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
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root-kargerasTRACKLIST <br> 1. Lykorian; 2. Kärgeräs Prologue; 3. Kärgeräs; 4. Prophet’s Song; 5. Rulbräh; 6. Rodäxx; 7. Old Man; 8. Old Woman; 9. Equirhodont-Grandiose Magus; 10. Dygon-Monstrosity; 11. Trygän-Sexton; 12. Dum Vivimus Vivamus <br> DURATA: 49 min. <br> ETICHETTA: Black Hole Records <br> ANNO: 1996