Cervix – In The Red Night, A Roar… Slowly, A Chant Began…

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I Cervix sono un trio composto da Andrea Nencini, M., membro anche dei doom-blacksters Sleeping Village, e Marek C., dedito a sonorità sperimentali ed estreme che spaziano dallo sludge più cupo e claustrofobico alla psichedelia di stampo settantiano, con qualche puntatina in territori noise-ambient minimali. Per la verità l’elemento rumoristico, che appariva preponderante nel full length “Contemplating Death” del 2007, ora è decisamente ridimensionato, a favore del recupero di una forma canzone che non cessa comunque di creare effetti disturbanti ed un’atmosfera occulta che può essere accostata a certo black metal ottantiano di scuola italiana. “In The Red Night, A Roar… Slowly, A Chant Began…” si presenta in una confezione molto elegante contenente anche due card che rappresentano visivamente le sensazioni di smarrimento e confusione panica destate dai pezzi, tutti oltre i dieci minuti di durata, con esclusione della breve intro senza titolo. Lo stile è una sorta di extreme doom, caratterizzato da un riffing lento e ossessivo, dilatato all’inverosimile e con moltissimi riverberi; la voce è un rantolo alieno quasi inudibile e pieno di eco. Le tastiere e gli inserti ambientali sono onnipresenti e dipingono paesaggi cosmici e lisergici grazie a fughe sperimentali che non possono non richiamare i Pink Floyd di fine anni sessanta e inizio settanta; la parte centrale di “Oboo” con le sue percussioni esotiche ricorda invece qualcosa dei Black Sabbath più alienanti (“Planet Caravan” ed episodi simili). Leggermente diversa la conclusiva “The Water Of Life”, dall’incedere monolitico e fangoso, più classicamente doom. La proposta dei Cervix, lontana dagli standard black, può comunque rientrare in quella operazione recupero delle sonorità seventies che ultimamente, con varie sfaccettature, viene compiuta proprio da molti gruppi in ambito black, basti pensare alle ultime produzioni targate Enslaved o all’ultimo lavoro dei nostrani Spite Extreme Wing. Da ascoltare se volete provare qualcosa di diverso ma pur sempre oscuro e malato.