I Deathspell Omega ormai sono una certezza e ogni loro disco rappresenta, nel bene o nel male, qualcosa che lascia spiazzati, affascinati dalla particolarità della proposta, dall’oscurità che trapela da ogni singola nota. “Paracletus” è il quinto full per la band transalpina e arriva a seguire due dischi fondamentali. Parliamo di “Si Monumentum Requires, Circumspice”, che è un capolavoro, e del pur ottimo e cacofonico “Fas – Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum”. Un compito davvero arduo, quello di riuscire a reggere il confronto col passato. Già dalle prime note ci accorgiamo che il marchio di fabbrica dei Deathspell Omega è intatto. Il tema portante della musica di questo “Paracletus” è riproposto in maniera ossessiva ed è un intreccio di accordi dissonanti e maligni. Quello che si nota è la semplificazione dei brani, questa volta tornati alla struttura “canzone” nonostante la grande varietà di idee che presenta ogni episodio del lotto. Come dicevo, l’inizio del disco è letale. “Epiklesis I” è un’intro breve e disarmonica che introduce al duo “Wings of Predation” / “Abscission” che potrebbe essere un unico lungo pezzo e che esibisce un black metal particolare, ispirato e malsano, sparato a velocità folle. “Dearth” è introspettiva e cadenzata ma nonostante questo si lascia ascoltare e apprezzare per la sua spietata cattiveria, e sfocia in un altro attacco frontale: “Phosphene”, che inizialmente pare avere un piglio prevedibile, ma si riprende nella parte centrale, grazie ai giochi di dissonanze che progressivamente assorbono l’ascoltatore in un turbine di rovine e di marciume. Inutile dire del tecnicismo altamente raffinato e votato a Satana della band. Già a questo punto il nuovo full lentgth dei Deathspell Omega appare chiaramente più accessibile a primo impatto, più accattivante rispetto al passato. Perde infatti parte dell’estremismo sonoro a favore di una ricerca quasi psichedelica dell’attimo etereo, estraneo al contesto di sangue e sperma suggellato dal caos. Questa soluzione stilistica comunque possiede una pesantezza invidiabile ed una malvagità senza pari. Dopo l’intermezzo che riprende il tema portante del lavoro, “Malconfort” delude un po’ non mostrando spunti sopra le righe, e scorre senza infamia e senza lode per i suoi cinque minuti di durata. Anche “Have You Beheld The Fevers?” è immediata ma non stupisce più di tanto; fortunatamente il riff iniziale di “Devouring Famine” promette molto bene anche se non raggiunge i picchi della prima metà del disco. La traccia conclusiva accompagna l’ascoltatore negli scenari infernali degnamente dipinti da questo disco. E’ un brano sperimentale, basato su un riff dissonante ripetuto e da un’ alternanza tra ritmica semplice e lunghi giri sui tamburi. Il tutto poi assume sembianze apocalittiche grazie all’inserto di cori sintetizzati. Con questa piccola gemma si conclude “Paracletus”; l’album presenta solo alcuni lievi cali nel finale, ma complessivamente è un’esperienza complessa e raffinata del black metal targato Deathspell Omega. Insomma un disco da avere assolutamente, per dissacrare la venuta di Cristo.
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