Darkthrone – Dark Thrones And Black Flags

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Premessa: tutti coloro che rimpiangono la truezza incontaminata di “Under A Funeral Moon” e “Transilvanian Hunger” possono tranquillamente astenersi dal proseguire la lettura di questa recensione, ed altrettanto tranquillamente possono astenersi dall’ascoltare questo album. Non credo che Fenriz e Nocturno Culto, che il black metal lo hanno praticamente inventato, ne soffriranno oltremodo. I nostri vecchietti sono giunti all’invidiabile traguardo del quattordicesimo full length e non sembrano avere la minima intenzione di tornare sui propri passi, ma anzi paiono assolutamente convinti nel continuare quel cammino di regressione verso le radici ottantiane del sound che li aveva resi celebri nei primi anni novanta, fregandosene (giustamente) delle opinioni altrui. Dalla svolta di “The Cult Is Alive” i Darkthrone hanno approfondito un discorso le cui avvisaglie stilistiche si potevano già cogliere nei lavori precedenti, quanto meno da “Hate Them” in poi, e che li porta oggi a suonare una sorta di evil heavy metal, tanto semplice e diretto quanto ricco di influenze e sfumature. Meno evidenti che in “F.O.A.D.” sono gli echi motorheadiani e decisamente più presenti risultano invece le melodie di stampo maideniano o comunque debitrici della più pura NWOBHM. Ascoltando i mid tempos “Death Of All Oaths (Oath Minus)” e “Norway In September” non possono non tornare alla mente agli ascoltatori più attenti reminiscenze di Slaughter, Chainsaw e Angel Witch, mentre in altre occasioni il piglio si fa più punkeggiante ed ecco nascere brani secchi e dinamici, costruiti al solo scopo di fare headbanging, come “Hiking Metal Punks” e la conclusiva “Witch Ghetto”. Nocturno Culto e Fenriz si alternano dietro al microfono ed entrambi cantano su tonalità molto alte che forse potranno risultare sgradevoli a qualche purista dell’ultima ora. Ma mentre il primo mantiene sostanzialmente il suo classico screaming, il secondo si lascia andare ad una prestazione sgangherata e stonatissima, sulla scia di quanto già fatto negli Isengard ai tempi di “Vinterskugge”. Ed è proprio la voce da ubriaco il vero punto di forza di pezzi come l’iniziale “The Winds They Called The Dungeon Shaker” o l’esplosiva “Hanging Out In Haiger” che racconta le avventure alcoliche di Fenriz in terra tedesca e che parte come una tipica canzone alla Bathory prima maniera per sfociare nella sua parte finale in una cavalcata melodica dai toni quasi epici. Questo “Dark Thrones And Black Flags” può a buon diritto considerarsi una prosecuzione del precedente “F.O.A.D.”. La continuità tra i due lavori è evidente già a livello di artwork, con la raffigurazione dello zombie in copertina, ormai divenuto una sorta di mascotte dei nostri, e le immagini del booklet che ritraggono i due norvegesi immersi nell’incontaminata natura della loro terra, molto spesso in pose ironicamente “true”. Manca forse una “Canadian Metal”, ovvero un episodio folgorante capace di stamparsi immediatamente ed in modo indelebile nel cervello di chi ascolta, e bisogna anche sottolineare la presenza di alcuni filler di troppo, che denotano qualche caduta d’ispirazione, come la pressoché inutile title track. In ogni caso i “nuovi” Darkthrone sembrano aver trovato la loro ricetta vincente: canzoni semplici ed elementari, ruffiane quanto basta, a metà strada tra classico speed metal anni ottanta e tentazioni venomiane, sottolineate nel loro grezzume da una registrazione sporca e ruvida. E c’è da scommettere che continueranno su questa strada, senza ripensamenti e senza alcun “ritorno alle origini”, avendo dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di poter dare diversi punti a tanti gruppi attualmente in circolazione. Con buona pace di chi continua a nascondere la testa nel passato.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
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darkthrone-dark-thrones-and-black-flagsTRACKLIST <br> 1. The Winds They Called The Dungeon Shaker; 2. Death Of All Oaths (Oath Minus); 3. Hiking Metal Punks; 4. Blacksmith Of The North (Keep That Ancient Fire); 5. Norway In September; 6. Grizzly Trade; 7. Hanging Out In Haiger; 8. Dark Thrones And Black Flags; 9. Launchpad To Nothingness; 10. Witch Ghetto <br> DURATA: 39 min. <br> ETICHETTA: Peaceville Records <br> ANNO: 2008