Osservando l’artwork di questo “Cirith Gorgor” avevo inizialmente riposto poche speranze nella proposta della band olandese. Fortunatamente, dopo aver attentamente ascoltato il disco, mi sono dovuto ricredere. In questo album rivivono i demoni di “Pure Holocaust” e del sound dei primi Immortal, grazie ad un andamento tagliente e nervoso. Che il disco risulti sopra la media e dall’incedere distruttivo si capisce immediatamente dall’ascolto dell’opener “Total Annihilation”. Le coordinate stilistiche di questo brano saranno quelle riproposte per l’intero minutaggio, supportate da un drumming indiavolato e caotico. L’incisività della proposta è rintracciabile soprattutto nell’ottimo guitarwork, ispirato, come già detto, a quello dei più grandi gruppi norvegesi. Ogni singolo episodio, nonostante non si distingua per soluzioni stilistiche eclatanti, riesce a mantenere alta la qualità globale del lavoro. E’ evidente come questi Cirith Gorgor non cerchino di esplorare territori estranei al black o comunque sperimentali, limitandosi alla ferrea riproposizione di un modo di suonare molto “anni novanta”. Gli attimi di respiro sono davvero ridotti all’osso a causa della ritmica senza sosta che contraddistingue tutti i brani. Ad ogni modo, questo ottimo album riesce ad essere convincente all’orecchio del buon intenditore di black, un po’ nostalgico forse ma comunque attento e preparato. Non manca una sottile venatura melodica, che si presenta spesso per amplificare la forte componente epica delle composizioni. La produzione è fredda e tagliente al punto giusto e risulta pienamente soddisfacente. Non ci sono eccessivi cambiamenti di rotta, soltanto il black metal più incontaminato, freddo ed epico viene sviluppato in questa nuova uscita dei Cirith Gorgor. Bella anche l’ultima traccia, la migliore del disco, che, violenta ed emotiva, racconta la sanguinosa battaglia di Stalingrado: il pezzo rimane carico di tensione e narra tutti gli avvenimenti chiave della campagna sovietica, fino alla decisiva controffensiva dell’Armata Rossa che, a conti fatti, spezzò ogni possibilità di vittoria per il Terzo Reich. Anche se il brano probabilmente manifesta un pizzico dell’astio che gli olandesi da sempre provano nei confronti dei cugini tedeschi, devo dire che il songwriting è interessante, ben strutturato e si avvicina ai pezzi targati Marduk dell’epoca “Nightwing”. Un esperimento per immortalare le più sanguinose battaglie della storia già intrapreso negli album precedenti e che accompagna l’odio per le religioni monoteiste, altro tema fondamentale per le lyrics dei nostri. Insomma un bel disco, che non mancherà di soddisfare i più intransigenti sostenitori della nera fiamma. Un piccolo capolavoro.
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