A quattro anni di distanza dal precedente (e deludente) “Infernum Infinitum” tornano a far parlare di sé gli austriaci Sanguis, gruppo piuttosto noto nell’ambito della scena del proprio paese ma che si è sempre mantenuto in una dimensione puramente e fieramente underground. I nostri fin dall’ep d’esordio (“Mortal Art Of Blood” del 2000) hanno sempre tenuto fede ad uno stile fatto di velocità e violenza esecutiva, unite però ad una buona dose di melodia. Molte sono le reminiscenze del classico sound made in Sweden che possiamo individuare nel black metal dei Sanguis e che permettono di avvicinare la proposta dei nostri a quella di gruppi come vecchi Dark Funeral, Mörk Gryning e Setherial. Un muro sonoro devastante, sorretto da una produzione assolutamente professionale, tagliente e curata al punto giusto. Ben disegnati, anche se non particolarmente originali, gli intrecci chitarristici e sugli scudi la prova del drummer Svart, impressionante macchina da guerra dietro le pelli. Il songwriting è acuminato e chirurgico, non sfocia mai nell’accordo facile o orecchiabile, anche se tutti i pezzi mantengono una struttura di base piuttosto elementare, giocando più sulla furia e l’impatto (non è un caso che il gruppo abbia deciso di omaggiare i primi Immortal con la cover posta in chiusura) che sulla perizia tecnica e compositiva. Un disco di questo genere, oltre ai suoi pregi, già sottolineati, presenta anche alcuni difetti, primo fra tutti la scarsa varietà dei brani. L’album è davvero monolitico, senza soluzione di continuità, ed anche il più fervido seguace della scuola svedese farà fatica ad ascoltarlo tutto d’un fiato. I nostri si salvano grazie ad un’ispirazione che si mantiene su livelli più che accettabili per tutta la durata del disco. “Ascension” resta comunque una prova discreta da parte di una band che pare ritrovata dopo l’insufficiente lavoro precedente. Se volete addentrarvi in una tormenta di neve o tuffarvi tra i gorghi del Maelstrom, dategli un ascolto.
