“Late” è il secondo full length per i nostrani Disguise, provenienti dalla Puglia. Un disco ben confezionato, prodotto e suonato con molta cura. La proposta, a parte la base di black con qualche contaminazione death, trova gli spunti più particolari e personali negli inserti di tastiere e nella componente sinfonica conferita da queste ultime. La musica alterna efficacemente momenti ferali, dal riffing tagliente e minimale, ad attimi più atmosferici e riflessivi. Il songwriting, contraddistinto dalle nervose chitarre e dalle divagazioni di tastiera, appare a tratti eccessivamente complesso: non necessariamente suonare dei pezzi articolati rappresenta una nota di demerito, intendiamoci, ma quando si prende questa strada a volte si dimentica di dare personalità ed essenza vitale al brano. In “Late”, forse proprio a causa di questo continuo cambio di registro stilistico, si perde un po’ l’incisività del singolo pezzo e difficilmente dopo vari ascolti ci rimarrà qualcosa impresso nella mente del disco. Ad ogni modo, non mancano momenti riusciti, in cui i nostri mostrano qualità tecnica ed intelligenza compositiva. Un altro aspetto che non riesco più a tollerare è la mancanza di personalità nella produzione dei dischi black: come risultato di questa omologazione abbiamo buona parte delle uscite che suonano uguali tra loro. L’insistente ricerca della nitidezza sonora non è necessaria in questo genere musicale ed alcuni strumenti avrebbero bisogno di un suono diverso; registrare la batteria come se fosse la base di un disco di tecno-death non mi sembra giustificabile. Nonostante tutto, l’album scorre bene e complessivamente presenta molti spunti da usare quale appiglio anche per l’evoluzione stilistica della band. Interessanti anche le linee vocali, che appaiono malleabili e varie. Le influenze che ho riscontrato maggiormente sono rintracciabili nei Dimmu Borgir e negli ultimi Emperor, nei Marduk per le soluzioni di chitarra più classiche, nei nostrani Mortuary Drape (del deludente “Buried In Time”) e Grimness (di “Increase Humanity Disgust”). Insomma ci sono molte idee valide in questo “Late”, manca soltanto un pizzico di incisività, ma le aspettative per il futuro della band restano comunque promettenti. “Late” rimane un discreto lavoro, indicato agli amanti di proposte black\death articolate e condite da una personale componente sinfonica.
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