Darkspace – Dark Space III

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Terzo capitolo della saga Darkspace e terzo vorticoso viaggio nel nulla cosmico e nei profondi e freddi spazi interstellari. Ho avuto l’occasione di assistere di recente ad una performance live del trio elvetico in quel di Milano, performance che mi ha confermato in pieno come questo genere di musica debba necessariamente essere ascoltato in solitudine, possibilmente al buio. Le atmosfere gelide e oscure che il gruppo riesce a creare senza uguali infatti perdono completamente, dal vivo, il loro avvolgente fascino. Su disco il discorso cambia radicalmente. In questo terzo album i nostri ripercorrono sostanzialmente la strada già battuta nei due precedenti lavori, dei quali la presente opera costituisce una sorta di summa ben riuscita. Si parte in modo egregio con un paio di pezzi nei quali le chitarre e le tastiere creano una spessa coltre di nebbia sonora che investe l’ascoltatore e lo catapulta in una dimensione “vuota” e totalmente “altra”. Reminiscenze degli Emperor più sinfonici si mescolano ad un ambient/black metal che sa essere violento ed evocativo allo stesso tempo, con sprazzi alla Paysage D’Hiver (di cui è factotum il chitarrista Wroth, alias Tobias Möckl) e con richiami a Vinterriket e agli svedesi Nasheim. Ma il sound dei Darkspace riesce davvero a risultare unico ed inconfondibile per il particolare feeling che trasmette, per l’uso di una drum machine ovattata, quasi costantemente programmata su velocità folli, per i particolari echi e riverberi nelle distorsioni, per il triplice cantato che mescola urla siderali ad uno screaming disumano e lontano. La parte centrale del disco è quella in cui l’elemento prettamente ambient prevale decisamente, con momenti nei quali sembrano aleggiare vaghe influenze alla Xasthur immerse in un universo freddo, distante anni luce da qualsiasi riflesso di umanità. La musica dei Darkspace, che torna a nutrirsi di black metal nella sua forma più canonica nella parte finale dell’album, ci fa piombare gradualmente in un universo nero che segue leggi estranee alla nostra comprensione e nel quale le vicende terrestri sono un particolare del tutto trascurabile. I Darkspace dimostrano ancora una volta di essere abili nel riutilizzare ad arte gli elementi tipici del black metal per creare una sensazione di straniamento totale. Questo monolite scagliato nell’abisso potrà risultare per alcuni indigesto: troppo statico, con qualche avvisaglia di ristagno creativo che comincia a far capolino in alcuni (pochissimi) passaggi a vuoto; e qualche purista dell’underground potrà forse essere infastidito dal “successo” raggiunto dal gruppo. Resta il fatto che i Darkspace costituiscono un unicum nella scena black mondiale, una di quelle poche bands che negli ultimi anni hanno dato vita ad un sottogenere del quale rappresentano il punto di riferimento. Per tutti gli amanti delle sonorità “atmosferiche” un ascolto è d’obbligo.