“Cast In The Grave Of Time is a curse against the modern world an hymn for the resurrection of the spirit so long forgotten through ruins and despair”, questa la frase che campeggia sul booklet dell’ultima fatica di Infamous, solo project sardo che grazie ad una manciata di lavori ispiratissimi ha attirato su di sè le positive attenzioni del pubblico underground e della critica di settore. “Cast In The Grave Of Time” è un demo ed esce in formato tape, limitata a sole cinquanta copie e distribuita dalla sempre attenta ed attiva Imperialismo Pagano Produzioni. Una ventina di minuti circa per proclamare l’odio di S.A., mente e motore del progetto, verso un mondo moderno ormai decadente, dal quale lo spirito contemplativo non può che prendere le debite distanze, ritirandosi in una sprezzante solitudine. Questo concetto torna ciclicamente nelle opere di Infamous fin dal folgorante esordio sulla lunga distanza “Of Solitude And Silence” e sembra rappresentarne l’ossatura portante ed il cardine emotivo. Dal punto di vista prettamente musicale siamo sempre nei territori di un black metal old school, tanto classico e legato alla tradizione quanto intenso, sofferto e genuino. Gli accostamenti stilistici sono quelli ormai consueti: il sound di Infamous ricorda quello melodico della scuola finnica (Horna, Sargeist e Satanic Warmaster) ed è a tratti accostabile a quello di gruppi statunitensi come Leviathan, Xasthur o Judas Iscariot. Ciò non significa carenza di personalità: anzi, ancora una volta e mettendo in mostra una freschezza di idee davvero sorprendente, il nostro riesce nel non facile compito di solleticare le corde più intime ed oscure dell’animo dell’ascoltatore. E questo senza risultare una sterile copia dei mostri sacri e senza essere per forza innovativo. Basti ascoltare un pezzo come “Cast In The Grave Of Time II” o la conclusiva “Fading Away” – strumentale ambient da brividi che mi ha ricordato in qualche modo la celebre “Das Schwarze Gemalde” di Nargaroth -, per lasciarsi coinvolgere nelle visioni evocative dei paesaggi naturali della Sardegna, dominati da un clima violento ed imprevedibile e da un caldo torrido e soffocante, nei quali tuttavia l’inorridito disgusto per l’umanità sembra trovare un certo conforto. Ancora un’ottima prova per un progetto che pare ancora ben lontano dall’aver esaurito la propria vena creativa.
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