Adragard

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Dopo un lungo periodo di silenzio (ben otto anni sono infatti trascorsi dalla pubblicazione del debutto “Sadistic Delirium Manifest”) tornano a far sentire la loro voce mortifera i nostrani Adragard, ensemble abruzzese che con il recente “From The Burning Mist” dimostra come le sonorità raw black metal più classiche ed ortodosse siano ancora lontane dall’aver completamente esaurito la loro capacità espressiva, se declinate con la giusta dose di personalità. Andiamo quindi a conoscere più da vicino questa realtà underground attraverso le parole del cantante e fondatore Lord Adragard, che sembra avere le idee molto chiare sul momento attuale ma anche sul futuro della propria creatura.

Ci volete raccontare la storia del progetto, che so essere stata finora travagliata, con lunghi intervalli tra una produzione e l’altra?

Adragard è nato nel lontano 1997 come one man band; dopo il primo demo del 1998 c’è stato un lungo inverno di silenzio dovuto all’esplorazione dell’abisso più profondo durante il quale l’entità Adragard è praticamente morta. Il gruppo è rinato nel 2008 come un orribile duo, insieme a Nifèron, col quale sono stati rilasciati un ep e il primo full length della band tra il 2008 e il 2010. Dopo quell’anno siamo di nuovo sprofondati in un abisso di devastazione, autolesionismo ed abusi di vario tipo; questa situazione ha creato i presupposti per la nuova incarnazione di Adragard, quella attuale. Abbiamo quindi deciso l’anno scorso di riprendere a scrivere un nuovo disco chiedendo a due nostri amici di unirsi alla stesura e registrazione dell’album. È una formazione fottutamente black metal vecchio stile ed è solo l’inizio del viaggio verso l’oscurità più blasfema e primordiale.

Oggi la vostra line up sembra aver finalmente acquisito una certa stabilità, con una formazione a quattro e l’ingresso in pianta stabile di un batterista in carne ed ossa. È così?

È così, l’ingresso di Church Destroyer ha dato una nuova linfa alla musica degli Adragard, portando all’interno dei pezzi le sue influenze musicali. Questo ha dato una diversa dimensione alla musica, avvicinando il suono di Adragard ancora di più a quel black metal anni ’80 e primi ’90 che costituisce da sempre il punto di riferimento della band. La direzione è tracciata: una involuzione totale. Una involuzione fortemente voluta che rappresenta la migliore forma espressiva per il nostro messaggio sonoro.

Quali sono le principali differenze tra la vostra ultima fatica e i vostri precedenti lavori, a livello di songwriting e produzione?

“From The Burning Mist” è partito tutto da un’idea di chitarra su cui ogni musicista ha interpretato la sensazione del pezzo. Quindi si sentono distintamente le influenze stilistiche di ogni esecuzione strumentale. La produzione è minimale, fredda, grezza ma organica. Il suono dell’album e stata una scelta consapevole e rappresenta uno dei punti di rottura col passato. La musica proposta da Adragard all’inizio era black metal classico, poi si è evoluta in una forma più moderna, e ora torna alle proprie origini. Fanculo l’evoluzione! Se ascoltate i primissimi pezzi della band troverete lo stesso feeling del nuovo disco. Di fondo restano la semplicità e il mood totalmente malsano e oscuro dei pezzi, ma adesso la struttura delle canzoni è più vicina al metal di fine 80’s, e questa è un’altra differenza evidente con le due produzioni precedenti.

Com’è nata la collaborazione con la Perkun Records e con la Depressive IllusionRecords?

Dopo aver ultimato il mastering, abbiamo spedito in giro la copia promozionale del disco. Le etichette che ci hanno risposto, proponendoci di stampare il lavoro, sono state quelle da te citate. La seconda, russa, ha stampato la versione su cassetta, mentre la polacca Perkun Records ha prodotto la versione su cd. Si tratta di due etichette estremamente underground, ma è nostra ferma convinzione che il black metal debba rimanere in questo ambito di nicchia.

È corretto dire che il vostro sound attuale abbraccia le tipiche coordinate stilistiche del raw black metal mentre in passato avevate inserito nei vostri pezzi qualche spunto più vicino all’industrial?

La vicinanza all’industrial era dovuta principalmente all’utilizzo della batteria elettronica, mentre i samples (presenti anche nel primo demo del 1997) sono sempre stati usati con parsimonia, con l’obiettivo di aumentare alcune emozioni oscure. La tua analisi è giusta. Nell’ultimo album gli unici sample sono presenti su “Eremo”: in questo brano, a parte corvi e mosche, il resto è stato fatto con gli strumenti, quelle che si sentono sullo sfondo sono le urla della chitarra di Gemini.

Queste sperimentazioni sono state definitivamente abbandonate?

Assolutamente sì. Non c’è più spazio per elettronica e manipolazione digitale nella nostra visione musicale. La direzione definitiva degli Adragard è quella che potete ascoltare in “From The Burning Mist”, un suono grezzo e imperfetto ma allo stesso tempo più reale rispetto al passato.

Quali sono comunque le vostre principali influenze stilistiche (in sede di recensione ho citato Darkthrone e Burzum ma anche le Légions Noires)?

Il black metal vomitato dalla Norvegia nei primi anni ‘90 è senza ombra di dubbio la nostra principale fonte di ispirazione. Aggiungiamo ai gruppi da te citati anche Mayhem, Carpathian Forest, Bathory, Venom, Hellhammer e Celtic Frost. In particolare nella struttura dei nuovi pezzi è evidente la forma canzone più classica presente nel black metal degli 80’s e molto meno nella “second wave”dei primi anni ’90, più atmosferica e demoniaca ma meno strutturata.

Ha ancora senso oggi suonare black metal esattamente come nei primi anni novanta?

Non ci poniamo il problema, per noi è l’unico modo in cui riusciamo ad esprimere l’inferno che ci divora e l’abisso delle nostre anime. I primi anni novanta sono il faro oscuro che guida Adragard.

Gli Adragard si sono mai esibiti dal vivo?

No e non succederà mai.

Avete qualche progetto per l’immediato futuro?

Completare la stesura di un nuovo disco e magari registrarlo verso la fine del 2018, inizio 2019.

Lascio a voi concludere l’intervista come meglio credete…

Grazie dell’intervista. Potete ascoltare l’intero disco qui. Come corvi sulle rovine contempliamo una piaga eterna. “Non vi è più speranza alcuna. Sia dunque maledetto il giorno che nascemmo. E sia maledetto iddio che ci creò.”