Giunge all’invidiabile traguardo dell’undecisema fatica sulla lunga distanza la one man band polacca Hellveto, progetto dietro al quale si cela il mastermind L.O.N., che continua con questo “Neoheresy” la sua personale crociata musicale e ideologica. Lo stile del nostro, da sempre portabandiera di un pagan black metal dalle tinte orchestrali e dagli arrangiamenti sontuosi e magniloquenti, non subisce particolari cambiamenti in questa ennesima release, ulteriore testimonianza di una fervente vena creativa che non sembra volersi esaurire. Quest’opera risulta maggiormente guitar oriented rispetto ai suoi immediati predecessori e recupera in parte le sonorità più asciutte ed epiche di lavori come “Medieval Scream” e “In The Glory Of Heroes”. Lo spettro dei Bathory di “Blood, Fire, Death” sembra aleggiare su pezzi come l’opener “Taran” (della quale è presente anche una traccia video) ed il successivo “Herezja”, ma l’influenza principale resta quella di gruppi come i Graveland o gli Iuvenes più maestosi e ridondanti. Seguono due canzoni leggermente sottotono per gli standard compositivi di L.O.N. (“Gdy Umiera Swit” e “Milczace Sumienie”), ma che comunque rappresentano due buone pagan black metal songs dal feeling tipicamente esteuropeo, con richiami soprattutto ai primi Behemoth e a certi Kataxu per l’uso delle tastiere. La parte finale dell’album è quella più vicina al sound di dischi come “Klatwa” e “In Arms Of Kurpian Phantom”, finora ineguagliato capolavoro nella discografia targata Hellveto: i synth tornano ad acquistare un ruolo predominante e a tessere arcane orchestrazioni che si intrecciano tanto con le linee melodiche quanto con lo screaming quasi sussurrato di L.O.N., in una sorta di rivisitazione in chiave epic-pagan della lezione degli Emperor di “In The Nightside Eclipse”. Dunque pure con questo album la band polacca centra il bersaglio, ed anche se nel complesso “Neoheresy” non raggiunge la qualità di altri lavori del passato, possiamo salutarlo come una piacevole conferma.
