La proposta dei nostrani Sleeping Village in questo “Fragments” è sicuramente molto intimista, di burzumiana memoria. La musica lontana e soffusa sorregge un cantato lancinante, solo velatamente percettibile. La band segue le orme dei Drudkh, peccando per la produzione eccessivamente affossata ma comunque riuscendo a proporre una musica che si dilata, perde forma e si scinde con le immagini della natura selvatica presenti anche nel booklet. Nel suo complesso l’album riesce a mostrare diverse sfaccettature che conferiscono longevità all’opera, che sa anche prendere andamenti aggressivi, oltre al piglio principale di questo “ Fragments”, che è strisciante e grezzo, come una natura frammentata, inaccessibile e caotica al contempo. Il disco è un concept di quattro pezzi, per la durata di circa trenta minuti, che riesce a mostrare una buona commistione tra le parti distorte e le divagazioni acustiche, presenti a manifestare un tentativo di contrasto con la pesantezza degli attacchi frontali. È per questo presente un brano ambientale in stile Ulver, che incrementa il fattore atmosferico del disco, già marcato, ma che alla lunga risulta un po’ pesante e slegato dal resto del lavoro. Come risultato diciamo che siamo su livelli sufficienti e che gli “Sleeping Village” sono pronti per cimentarsi in un full, sempre tenendo a mente la varietà che contraddistingue i brani, in modo da incentivarla. Solo così facendo, e con un pizzico di qualità globale in più, i nostri potranno lasciare davvero il segno.
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