Watain – Lawless Darkness

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1939

Oscurità incontrollata, la musica contenuta nel nuovo disco dei Watain è questo. Lentamente la band svedese sta guadagnando visibilità e sta diventando un punto cardine della scena black mondiale, e dopo il deludente “Sworn To The Dark”, giunge finalmente una prova convincente per i Watain. L’evoluzione che intraprendono i nostri, musicalmente parlando, è orientata verso un sound pesante e oscuro, che è contraddistinto anche dalla produzione ottima; una proposta che si apre anche alla melodia, che non disdegna variazioni di tema coraggiose, eseguite con ferale perseveranza. Sicuramente questa nuova uscita merita l’acquisto, anche per la qualità globale della stessa, per il libretto curatissimo e sostanzioso, per il minutaggio consistente. Infatti il nuovo disco targato Watain non si può di certo definire “facile”, in quanto non è assolutamente immediato, nonostante sia da ammettere una certa tendenza ad ammorbidire il tutto, a rendere gli spigoli meno acuminati, a fondere la violenza con la melodia e la vena dark. Un ascolto sicuramente non basterà a far intuire la grandezza di questo “Lawless Darkness”, perché i particolari e le sfumature si noteranno solamente col tempo. Oltre a questo, va evidenziata la particolare lunghezza e pesantezza della parte centrale del lavoro, che non si presta ad un ascolto immediato, come può avvenire per i primi brani. “Death’s Cold Dark” è l’opener, che inizia con un ambient sinistro, e che complessivamente è uno dei pezzi più articolati e dinamici del lavoro. Lavoro che continua sulla falsariga dell’opener coi successivi pezzi. Almeno fino alla fine di “Four Thrones”, brano riuscito e ricco di spunti interessanti, si mantiene questo piglio sì oscuro ma anche martellante e violento, che inneggia alla melodia nella stessa misura con cui lo facevano i primi Dissection. L’album presenta canzoni che sono caotiche ma con un tema imperante, e altre che invece seguono maggiormente l’idea strofa-ritornello, ovvero pezzi difficili a un primo ascolto e pezzi più d’impatto, e questo è un elemento che arricchisce il disco rendendolo vario al punto giusto. “Four Thrones” è progressiva con elementi ridondanti, riff malefici e piccole sfumature. Subito dopo inizia la sferzata dei Watain verso sonorità rallentate: “Wolves Curse” è un esempio stupendo dell’attuale grandezza della band perché spiazza l’ascoltatore con un ritmo cadenzato ma ossessivo, melodico ma dissonante, che finalmente scopre il riffing thrash-oriented ottantiano, finora sottotraccia, fuso con l’atmosfera creata dalla melodia principale che permea il pezzo. Il cantato è in simbiosi con la musica, perfetto se incastonato nelle trame dei nostri. Tocca poi alla title track, altro pezzo melodico, ostico, che non si capisce subito, strumentale oltretutto. Il disco pare fermarsi, cristallizzato in questa snervante attesa, che però ha il grande pregio di non essere per niente banale. Il clima di attesa viene infranto da “Total Funeral”, che mette in mostra un inaspettato piglio black’n’roll e che quindi ci riporta su binari di maggiore velocità. Non siamo sugli stessi livelli del lotto iniziale ma comunque ci manteniamo sempre nettamente sopra la sufficienza. A questo punto possiamo notare gli aspetti che formano il sound dei Watain oggi, ovvero il black metal, imperante, la melodia alla Dissection e il gusto per lo speed rock, estremizzato e plasmato ai limiti, ovviamente, il tutto molto dark. “Hymn To Qayin” alza il tiro, rilanciando la velocità del pezzo e mantenendo ostinatamente la melodia in primo piano, per un brano molto semplice ed immediato. Il successivo “Kiss Of Death” è un pezzo in mid-tempos, forse penalizzato dall’eccesso di velleità della chitarra solista, che continua a macinare strutture senza sosta, anche se non regge il confronto con la prima metà del disco. Si arriva alla traccia conclusiva, col cantato dell’ospite d’onore del disco, ovvero Carl McCoy dei Fields Of The Nephilim”, che penso non abbia bisogno di presentazioni. L’ospite influenza lo stile della canzone, che come d’aspettativa risulta molto in stile dark, atmosferica, per una durata complessiva di circa quattordici minuti. La successiva “Waters Of Ain” è il capolavoro del disco, a mio avviso. Nel riff è ispirata moltissimo dai Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas”, così come avveniva per “Devil’s Blood’, opener di “Casus Luciferi”. Per l’edizione speciale dell’album, tra l’altro, c’è una bonus track dei nostri Death SS di Steve Sylvester, ovvero “Chains Of Death” ben amalgamata col il denominatore comune di questo full, che conferma il piglio heavy dei Watain, i quali non si limitano a schematizzare la loro musica in strutture prestabilite, e che per questo potranno piacere a chi ama le citazioni, musicali s’intende, e non si lascia spaventare dalla melodia, anche se a volte è eccessivamente in primo piano. “Lawless Darkness” non è un semplice album, è un must di un certo tipo di musica, che non si ferma al solo black metal ma esplora anche sentieri diversi. L’unico difetto che ho notato è l’eccessivo spazio lasciato alla chitarra solista, che a volte effettivamente risulta non giustificato, ed alcuni pezzi che non reggono il confronto con i grandi capolavori del disco, capolavori come i primi pezzi ad esempio, “Wolves Curse”, e la conclusiva “Waters Of Ain”. Comunque, come avrete intuito, “Lawless Darkness” merita sicuramente di essere preso a scatola chiusa (meglio se nell’edizione speciale in digipak che riserva alcune chicche per i sostenitori accaniti della band di Uppsala), per poi essere ascoltato a ripetizione per intero. Dopo la sua assimilazione il disco sarà un vero gioiello da tenere gelosamente custodito tra le fila delle migliori uscite degli ultimi anni. Quindi non lasciatevi scappare questa uscita, e cercate di capirla perché, dopo tutte queste parole, penso sia il momento di lasciare spazio alla musica. “De profundis mors advocat! the pact is sealed, crystallised – dark are the paths without return…”

REVIEW OVERVIEW
Voto
80 %
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watain-lawless-darknessTRACKLIST <br> 1. Death's Cold Dark; 2. Malfeitor; 3. Reaping Death; 4. Four Thrones; 5. Wolves Curse; 6. Lawless Darkness; 7. Total Funeral; 8. Hymn to Qayin; 9. Kiss of Death; 10. Waters of Ain; 11. Chains of Death (Death SS Cover) <br> DURATA: 80 min. <br> ETICHETTA: Season Of Mist <br> ANNO: 2010