Gli Arkhon Infaustus rilasciano la loro quarta fatica, “Orthodoxyn”, a distanza di tre anni da “Perdition Insanabilis”, non discostandosi più di tanto dalla loro classica e brutale proposta di sempre. La musica dei transalpini riprende forti reminiscenze dal death statunitense (anche a livello di produzione), Deicide e Morbid Angel su tutti; a questa importante e brutale componente si aggiungono la tipica indole black ed una piccola dose di funeral doom. Gli Arkhon Infaustus di oggi hanno mantenuto la forma più o meno raffinata raggiunta col precedente lavoro, migliorando sensibilmente qualche aspetto nell’arrangiamento dei pezzi ma non proponendo niente di realmente innovativo. Quindi abbiamo pezzi della durata di sei minuti circa, dal forte impatto e con molte letali sfuriate, alternate a qualche raro momento più opprimente e lento, con pochi soli alla Slayer qua e là. Il marchio di fabbrica della band si distingue facilmente soprattutto nel riffing, un aspetto particolarmente personale e sinistro. Quindi “Orthodoxyn” è un discreto album, leggermente ripetitivo a lungo andare ma violento ed oscuro al punto giusto. Il disco è consigliato agli amanti delle sonorità malate ed efferate; gli Arkhon Infaustus si confermano devastanti per l’ennesima volta.
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