Dopo la raccolta celebrativa “Mortualia Nocturnum”, pubblicata nel 2009, e lo split in compagnia degli Speculum Mortis, edito nel 2012, per i milanesi EXM 93 è tempo di debutto sulla lunga distanza, con questo “Spirito Guerriero”, che esce sempre sotto l’egida della Vomit Arcanus Productions e che contiene alcuni brani (“Operation Apocalypse”, “First Line” e “Mortuarium”) già compresi nel citato split ed altri (ultimi tre pezzi, raccolti sotto il titolo di “The Return Of Undead Part III”), che sono la rivisitazione di vecchi brani, composti tra il 1993 ed il 1998, quando la band era nota con il nome di Mortuarium. Dal punto di vista sia lirico che musicale il gruppo meneghino non si discosta molto dai suoi precedenti lavori, se non per una produzione che, contrariamente al passato, è davvero precisa e chirurgica, graziata da un muro sonoro in grado di creare un impatto devastante. I testi sono legati all’esaltazione di tematiche patriottiche e nazionaliste (su tutti “Inno Alla Patria”, cavalcata dal sapore epico, sulla quale sembra aleggiare lo spettro di Frangar e Spite Extreme Wing) oppure sono ignoranti ed arroganti celebrazioni del bere birra e di ciò che ne consegue (folli nottate al pub, ubriachezza molesta e risse varie). Musicalmente ci si muove ancora nei territori di un black/thrash sporco e cattivo, che riprende la lezione di gruppi come primi Sodom, Destruction e Celtic Frost, rileggendola in chiave più moderna, soprattutto per quel che riguarda la potenza del sound. I momenti più autenticamente black sono feroci e selvaggi, senza rallentamenti di sorta, debitori in larga misura della vecchia scuola norvegese ma con un afflato bellicoso e guerrafondaio che non può che ricordare i Marduk di “Panzer Division Marduk” o gruppi simili come Endstille e Niden Div. 187. Una miscela di certo non originale ma indubbiamente efficace per una serata ad alto tasso alcolico o per lasciarsi andare a poco più di un’ora di sano scapocciamento. Gli EXM 93, pur mostrando un certo immobilismo stilistico che non potrà però sorprendere chi già li conosce (i nostri, tra vari cambi di line up, sono attivi ormai da vent’anni), sventolano orgogliosi il proprio vessillo di intransigenza e si mantengono fedeli al loro status underground.
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