Debutta con il suo progetto solista la one man band di Neige, un musicista che è apparso anche nei dischi di Peste Noire, Mortifera, Amesoeurs e Forgotten Woods. Realizzato dopo un demo ed un ep, questo full length d’esordio si spoglia delle rare reminiscenze estreme che caratterizzavano i precedenti lavori della band e colloca la musica proposta tra un rivisitato andamento burzumiano ed un dolce shoegaze. Il muro sonoro, infatti, oltre ad essere spesso ossessivo e molle, perde più di una volta i lineamenti del riffing di chitarra a favore di un suono molto impastato. Le lyrics si rifanno in parte alla poesia di Baudelaire e Mallarmé. Le clean vocals che distinguono il cantato nel disco in questione fanno tornare alla mente quelle presenti in “Blood Inside” degli Ulver. Ma Alcest si mette in scia soprattutto ai My Bloody Valentine di “Loveless”, ammorbidendo ulteriormente la proposta e privandola dei toni aggressivi e rocciosi a favore di un tocco sempre sommesso e levigato. La musica, sorretta da una sezione ritmica rilassata, mantiene un suono languido e soave, sia grazie al triste guitarwork che agli inserti di chitarra acustica. “Souvenirs D’Un Autre Monde” è molto malinconico, dipinge melodie degne di un mondo dove l’illusione ed il sogno prendono il sopravvento sulla grigia realtà. I sei brani che compongono l’album conservano la stessa linea stilistica, limitando parzialmente il raggio d’azione di un disco che si mantiene saldamente sullo stesso binario espressivo per tutta la sua durata. Dispiace che il giovane transalpino, che nei restanti ruoli non sfigura affatto, metta in secondo piano la linea di basso; un strumento che nello shoegaze tende a suonare alla Joy Division e quindi ad avere un ruolo predominante nelle composizioni. I tratti che rievocano parzialmente il black, anche se addolciti e smussati, sono molto vicini al riffing serrato, quasi piangente, dei Mortifera. Da segnalare la presenza come guest di Audrey Sylvain (clean vocalist e basso negli Amesoeurs), che presta la sua amabile voce femminile nella canzone “Sur L’autre Rive Je T’Attendrai”. Alcest è dunque una valida band che evidenzia magistralmente i lineamenti delle nostre più intime nostalgie. “Souvenirs D’Un Autre Monde”, romantico e commovente, è consigliato a chi è in cerca di una proposta che mantenga la venatura depressiva racchiusa in una forma orecchiabile e delicata, in grado di trasformare la disperazione fine a sé stessa in un cocente ma flebile flashback di sogni quasi vissuti, sfiorati e mai realizzati. Peccato per un esasperato gusto pop che in qualche occasione manca di sostanza e per una struttura dei pezzi per certi versi esile ed eccessivamente ostentata; la prova resta comunque positiva e degna di svariati ascolti.
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