Il terzo disco dei nostrani Morbid Pest arriva a seguito di due demo e propone un black metal minimale e grezzo, che è debitore alla scena scandinava. Le chitarre suonano affossate e oscure, la batteria è abbastanza scarna e martellante. Il cantato in growling rappresenta un ulteriore elemento che contraddistingue la tendenza della band a sfruttare soluzioni oscure e catacombali. Il piglio del disco è diretto e semplice, ma riesce senza dubbio a centrare l’obiettivo, ovvero esaltare l’impatto strumentale e l’efficacia di riff tanto semplici quanto solidi. In effetti i Morbid Pest non concedono divagazioni marcate e non mostrano una tecnica particolarmente raffinata ma nonostante ciò risultano complessivamente solidi nel riuscire a dare un senso chiaro alla loro proposta musicale. Le parti tirate e veloci risultano comunque opprimenti e sfociano spesso in rallentamenti claustrofobici, ricordando a volte alcuni momenti dei primissimi Gorgoroth; mentre i brani cantati in italiano ricordano vagamente i Tenebrae In Perpetuum. Quello che riesce a rendere vincente “Reditus Culto Janus” è l’arrangiamento dei pezzi, certamente scarno ma allo stesso tempo granitico e senza errori. La pecca dei Morbid Pest può essere rintracciata nelle loro composizioni tutto sommato derivative, che non mostrano particolari cenni sopra le righe, ma questo non è obbligatoriamente da considerarsi un demerito. La band è ancora giovane e muove i suoi primi passi, e con il passare del tempo riuscirà sicuramente a mostrare spunti più personali. Per il momento gustiamoci questo disco dalle tinte sacrileghe e oscure, per gli amanti del black primordiale senza troppi fronzoli, un’uscita che nella sua cristallina alterigia suona particolarmente apprezzabile.
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