A due anni di distanza dal precedente “Kosmonoument”, pubblicato nel 2011, tornano all’attacco i finlandesi Oranssi Pazuzu, band capitanata dal cantante Jun-His e da sempre fautrice di un black metal avvolgente e dall’afflato cosmico, di matrice psichedelica e progressiva. Anche in questa nuova fatica sulla lunga distanza le coordinate stilistiche del gruppo non mutano in modo sostanziale. Rispetto al recente passato si nota invece una maggior cura per gli arrangiamenti ed una generale maturazione compositiva che ci consegna brani ben strutturati ma dall’andamento liquido, plastico e nebuloso, come persi nel buio dello spazio infinito. Oltre che da Arcturus e Darkspace, i nostri sembrano recuperare suggestioni provenienti da Ved Buens Ende, DHG ed ultimi Nachtmystium, pur mantenendo un approccio personale ed immediatamente riconoscibile. In alcuni brani (“Tyhjä Temppeli”) le influenze rock di stampo settantiano sono più marcate, in altri si fanno invece strada squarci post rock e shoegaze, in altri ancora è la componente doom ad emergere con maggiore evidenza. Il tutto senza tralasciare l’elemento ambient/drone, che il gruppo dimostra di saper padroneggiare senza problemi. In tutti i pezzi la band tende a non dare libero sfogo al proprio lato più selvaggio, prediligendo le atmosfere cupe ed oniriche che fanno da sfondo al viaggio interstellare che l’ascoltatore è chiamato ad intraprendere. Da segnalare le due suite, entrambe ben oltre i dieci minuti di durata, “Uraanisula” e “Ympyrä On Viiva Tomussa”, veri manifesti del modo di intendere la musica estrema da parte degli Oranssi Pazuzu: caleidoscopi nei quali tutte le influenze sopra descritte si mescolano in un equilibrio precario ma fluido, sapientemente gestito ed orchestrato dalle tastiere di Evil, protagoniste assolute nel dettare i cambi di tempo e nel sottolineare i momenti emotivamente più intensi. “Valonielu” è un album ricco di spunti interessanti ma piuttosto ostico da assimilare, specie da parte di chi è avvezzo a sonorità più dirette e meno elaborate; un album che ha quale unico difetto quello di presentare qualche momento troppo prolisso, nel quale la band pare compiacersi eccessivamente della propria bravura. Si tratta però di peccati veniali, che non inficiano il risultato finale: il gruppo finnico si dimostra in salute e forse pronto a compiere il definitivo salto di qualità.
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