Seconda fatica sulla lunga distanza per i Jumalhämärä (il nome in finlandese significa “crepuscolo degli dei”), band proveniente appunto dalla terra dei mille laghi, forse poco conosciuta ai più ma attiva dal 1996, nella quale militano membri dei black/avantgarde-doomsters Mörkö. I nostri, dopo la consueta trafila di demo ed ep, approdano al full length di debutto nel 2010, dando alle stampe “Resignaatio”, album di black metal crudo ed integralista ma a suo modo atipico, caratterizzato com’era da aperture sognanti ed acide dal sapore vagamente settantiano (un po’ sulla scia dei Wolves In The Throne Room). Con questa nuova prova il combo cambia decisamente le carte in tavola e decide di dare libero sfogo al suo lato puramente ambient, che non aveva finora trovato spazio nelle precedenti uscite. “Resitaali” è un lavoro semplicissimo e lineare fino all’eccesso, costituito da quattro composizioni prive di titolo che rappresentano in sostanza i capitoli di una narrazione sonora omogenea e compatta, una sorte di ricerca onirica. Il viaggio è veicolato dalle note del synth, che sembra avere il suono di un organo ed è l’unico motore della tensione emotiva sprigionata dalle composizioni. L’operazione che compie la band – ma tutto in questo platter grava sulla spalle del tastierista Iiro Nyqvist – è quella di sottrarre ogni elemento superfluo per arrivare ad una forma-canzone che sia il più possibile elementare, quasi ridotta al suo scheletro: vi sono suggestioni cosmiche che possono ricordare i nostrani STN09 e qualche rara apertura più solenne probabilmente in parte influenzata dai Summoning e dalle opere carcerarie di Varg Vikernes. Inutile dire che l’approccio al disco ed il coinvolgimento che lo stesso potrà creare nell’ascoltatore sono estremamente variabili e soggettivi. Musica intimista e spirituale, in equilibrio sul nulla come la sedia con tre gambe raffigurata in copertina. Musica che va fruita nello stato d’animo adeguato, come sempre quando si tratta di prodotti appartenenti a questo genere, che può ancora affascinare pur avendo perso gran parte della carica sperimentale che aveva una ventina d’anni fa.
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