Giungono al loro primo full length gli iberici Lux Divina, dopo più di dieci anni di gavetta. Il loro pagan black metal è immediato e d’impatto, contraddistinto dall’alternanza tra screaming (buono) e clean vocals (a volte poco convincenti). I gruppi di riferimento, a primo impatto, possono essere gli Enslaved ma anche i teutonici Trimonium, per chi li conoscesse; o, al limite, anche i nostrani Fearbringer. Ci sono molte sfaccettature nella musica dei Lux Divina. La band spagnola alterna momenti indubbiamente riusciti, quelli più semplici e lineari, a variazioni non sempre eccellenti, che spesso sfociano nell’acustico. Comunque si cerca di cambiare tono stilistico spesso e volentieri, e i brani si caratterizzano sia per l’andamento tirato e classicamente black, sia per un piglio articolato ed emotivo, che però musicalmente ancora non è dotato di un arrangiamento all’altezza della situazione. Meglio, come dicevo, la parti canoniche, anche per merito del sound freddo e nitido al punto giusto. Un plauso anche per l’artwork, particolarmente raffinato e curato. L’evoluzione del disco si muove sui medesimi binari delle prime note, senza stravolgersi, e senza regalare attimi memorabili. Sicuramente, per questo, l’album va consigliato esclusivamente agli estimatori di questo genere, il pagan, attirati magari dal fattore che contraddistingue i Lux Divina, ovvero il continuo scontro dicotomico tra quiete e caos. “From The Tomb To Nature’s Blood” è freddo, a tratti epico, e malinconico per certi versi. L’idea è ottima, però la messa in pratica non va oltre la sufficienza piena. Ci sono ancora alcuni spigoli da smussare, per raggiungere un livello superiore alla media.
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