Ci propongono un pagan, a cavallo tra i vecchi Dissection e gli Enslaved, i canadesi Utlagr, giunti al loro full length d’esordio, dopo il rilascio del loro primo demo nel 2005. Il black metal dei nostri è particolarmente aggressivo, nonostante sia dotato di una linea melodica sottile ma non indifferente. Come struttura, i pezzi mantengono una certa semplicità di fondo che fa spazio soprattutto alla dinamicità del riffing e della sezione ritmica. Dunque saranno contenti i sostenitori degli Enslaved di molti anni fa nel ritrovare delle sonorità così dirompenti e massicce, che raramente si lasciano andare a soluzioni estranee al contesto. E’ proprio nella mancanza di personalità che si può trovare un difetto per questo “1066, Blood And Iron In Hastings”, in quanto la proposta essenzialmente derivativa della band cela anche le ombre di soluzioni già sentite in passato grazie alle grandi realtà scandinave di metà anni novanta. Il disco si mantiene sempre tirato e comunque efficace, anche se la struttura dei brani è un po’ monotematica per tutti i cinquanta minuti di durata del cd. Gli Utlagr dovrebbero approfondire la cura degli stralci atmosferici, davvero molto rari nella loro musica, visto che le parti aggressive e veloci sono piuttosto convincenti. Addentrandomi nell’analisi di questo album ho notato come l’indole epica e l’ispirazione in grado di stimolare il lato emotivo dell’ascoltatore si sviluppino soprattutto nella parte centrale del disco, grazie anche ad episodi che brillano di luce propria, come la stupenda “Rébellion” (“Le crépuscule de notre peuple / Sera t-il la fin absolue / Ou la renaissance salvatrice?”), per citarne una in particolare. E’ chiaro fin dal primo ascolto come la seconda metà dei brani sia la migliore e a tal proposito cito anche la struggente “Queen Of Lust And Desire” (“Freyja! Hold me in your arms! / A lethal trance of delight! / Be my Queen, my lover…”), un episodio dai più volti che sorprende continuamente l’ascoltatore. Quindi, dietro qualche aspetto secondario leggermente opaco, si celano potenzialità ben più alte, che potranno essere sfruttate soltanto nel futuro. Per ora abbiamo tra le mani un discreto cd; chi ha apprezzato le due band che ho citato sopra sicuramente troverà molto valido questo “1066, Blood And Iron In Hastings” in quanto, in sostanza, gli Utlagr seguono fedelmente le loro orme e, anche se il livello qualitativo globale non raggiunge gli standard delle pietre miliari del pagan/black metal (anche a causa di alcuni episodi sotto tono), il disco in questione riesce a regalare momenti emozionanti e, nel complesso, si dimostra un’uscita convincente. Disco consigliato e gruppo da tenere sott’occhio.
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