A cinque anni dal primo full length “Bottomless Vales and Boundless Floods”, tornano i greci Lotus Circle con la loro ultima fatica “Caves”. Quaranta minuti la durata complessiva di quest’album, con canzoni della media di otto minuti ciascuna. I nostri sono fautori di un genere che mescola abbastanza fluidamente influenze drone fino ad arrivare al dark ambient più minimalista, sconfinando di tanto in tanto in territori noise/electronic. Chitarre distorte e vocals effettate fanno da sfondo ad un tappeto sonoro semplice dal sapore rituale ed esoterico. Cinque tracce piuttosto monolitiche che si susseguono una dopo l’altra senza particolari momenti degni di nota. Non c’è infatti un vero e proprio sviluppo dei pezzi, la cui struttura, sempre pressochè identica, si basa su pochi riff di chitarra e basso ripetuti all’infinito in maniera quasi ipnotica. Pur seguendo perfettamente i canoni insiti in un genere già di per sé di difficile assimilazione, questo “Caves” non riesce a mio avviso ad essere particolarmente incisivo e personale; l’atmosfera quasi spirituale ed eterea che si respira viene purtroppo soffocata dall’eccessiva ripetitività delle trame “musicali”, le quali a lungo andare rischiano di risultare noiose e soporifere. A racchiudere il senso e la costruzione di questo lavoro potrebbe essere ad esempio “From The Depths”, caratterizzata da un bel giro di basso con annesse distorsioni e sperimentazioni elettroniche, penalizzata però da un eccessivo minutaggio che inevitabilmente fa calare l’interesse dell’ascoltatore. Le qualità non sembrano mancare e, probabilmente, gli estimatori del genere apprezzeranno quest’opera più di quanto l’abbia apprezzata io. Una band ad ogni modo interessante da tenere sott’occhio, nella speranza che acquisiscano la giusta dose di personalità necessaria per emergere.
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