Tutti gli appassionati del true black metal più genuinamente underground troveranno interessante questo quadruplo split che vede unire le forze due gruppi nostrani e due provenienti dalla Repubblica Ceca. Aprono le danze i novaresi The True Endless, da sempre alfieri di un black metal debitore di vecchi Mayhem, Gorgoroth e Bathory, che, col passare degli anni, si é evoluto fino all’ultimo lavoro “1888 From Hell” in sonorità dalle forme più complesse e personali, che tuttavia non hanno perso un grammo della ferocia e della freddezza delle origini. I due brani qui presenti, lunghi e strutturati, seguono la falsariga di quelli contenuti nell’ultima fatica dei nostri: “Al Fock D’La Vita” é una lunga cavalcata dal sapore quasi epico, mentre la successiva “La Piaga Nera” é più cadenzata e marziale, dal feeling sulfureo e maligno. Altrettanto malevole é la proposta dei cechi Sekhmet, band abbastanza giovane ma con alle spalle già due full length, fautrice di un black metal glaciale, ancorato alla lezione norvegese dei primi anni novanta, che mescola al consueto sound Darkthrone oriented suggestioni provenienti dai primi Marduk. La produzione gracchiante rende i suoni ancora più notturni e lunari per un risultato finale soddisfacente per quanto prevedibile. É quindi la volta dei Tundra, combo romano reduce da “Ansia” e “Primordial”, album ben accolti dagli addetti ai lavori, che conferma in quest’occasione le buone qualità già dimostrate in passato con due pezzi, oltre all’intro, carichi di pathos negativo e pregni di un’oscurità quasi palpabile. Il riffing é grezzo e minimale, ma estremamente tagliente e graffiante, con rimandi tanto al mood invernale dei Taake quanto al sound più ortodosso di bands quali Vargsang e Impious Havoc: una discreta miscela, che riesce ad equilibrare sfuriate al fulmicotone con momenti colmi di malinconia e disperazione, che sfiorano territori ai limiti del depressive. Chiudono lo split gli Inferno, band di culto del panorama estremo della Repubblica Ceca, che può vantare una carriera ormai ultradecennale, costellata da innumerevoli releases nei più svariati formati ed altrettanto innumerevoli cambi di line up. Purtroppo i due brani qui proposti non sono all’altezza della fama dei nostri, che ci avevano abituato nel corso degli anni ad un satanic black metal velato di tinte pagan sempre fresco ed ispirato, accostabile ora alla scuola finlandese per la marcata componente melodica del riffing, ora alla più classica tradizione dell’Est Europa. In quest’occasione non mancano i rimandi ai vari Urgehal, Azaghal e Silva Nigra, ma il songwriting appare stranamente anonimo, piatto e poco incisivo: si tratta evidentemente di un passo falso per una band che finora non aveva mai tradito le aspettative. Siamo in ogni caso di fronte ad un lavoro valido che risulterà appetibile per tutti i maniaci delle sonorità più autenticamente black, legate allo spirito originario del genere.
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