I russi Temnozor, capitanati dal singer P. Noir, hanno visto l’avvicendarsi nella loro line up di numerosi musicisti appartenenti alla prolifica scena del loro paese, con la partecipazione fissa del mastermind Gorruth, autore di tutte le liriche, alcune delle quali riprendono antichi canti tradizionali. “Sorcery Of Fragments” è una sorta di antologia che comprende due lavori di non facile reperibilità, ovvero l’album di debutto “Sorcery Is Strengthening The Black Glory Of Rus” (brani da 1 a 9), originariamente pubblicato nel 1998 per la Stellar Winter Records, ed il successivo demo “Fragments…” (brani da 10 a 14) edito tre anni più tardi, che peraltro presenta una qualità di registrazione di gran lunga superiore rispetto al suo predecessore, con suoni più definiti, potenti e levigati. “Each Subhuman Buying This Record Is Paying For The Weapon Of His Own Future Annihilation!”: questo l’arrogante e minaccioso proclama che campeggia all’interno dell’artwork, raffigurante splendidi paesaggi di montagna e foreste innevate; giusto per mettere in chiaro fin dall’inizio le bellicose intenzioni della band, che si dichiara membro del Pagan Front. È quindi chiaro il concept di fondo del progetto: come moltissimi altri gruppi provenienti dalla medesima area geografica, anche i Temnozor si ripropongono di recuperare in chiave anticristiana le antiche tradizioni slavoniche, con un approccio orgogliosamente patriottico, che sfocia in alcuni casi in tematiche di matrice ns. E lo fanno attraverso un pagan black metal fortemente intriso di elementi folk, carico di rabbia violenta da un lato e di malinconica mestizia dall’altro, accostabile in linea di massima ad acts quali Nokturnal Mortum ed Ashen Light. Il piglio folkish è dominante e si manifesta soprattutto con l’uso del flauto, strumento caratterizzante e praticamente onnipresente, che innerva tutti i pezzi con le sue melodie ora battagliere, ora tristi, ora persino festose (come nella strumentale “Maslenitza”). Anche le tastiere sono parte essenziale del songwriting e puntuali nel conferire a vari passaggi un andamento epico, ma sempre pregno di un feeling mesto e tragico. Il full length presenta inoltre momenti autenticamente black, caratterizzati da un riffing gelido e graffiante, che può richiamare alla mente i migliori Astrofaes. L’anima radicalmente black e quella folk convivono e si intersecano, in una con l’alternarsi dello screaming ad un cantato pulito declamato e sognante ma anche perentorio e marziale. Nel demo invece la ferocia del black metal si stempera grazie ad influenze più vicine ai Bathory del periodo “Blood Fire Death” e “Hammerheart”, dando vita a lunghe suite cadenzate, che trasudano un flavour drammatico, come negli oltre quattordici minuti dell’ottima “Pagan Sunrise-The Faith Of Fire”. Vale certamente la pena di recuperare questo lavoro dei Temnozor, band inserita nel panorama estremo del proprio paese ma a suo modo originale e coraggiosa nell’allontanarsi senza riserve dai più battuti territori black metal classico. Chi apprezza le sonorità sopra descritte li amerà senz’altro.
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