Seconda fatica per i canadesi Forteresse, rilasciata a distanza di due anni dal loro esordio discografico che risponde al nome di “Metal Noir Quebecois”. I nostri ci continuano a proporre un black metal epico ed atmosferico, che si snoda attraverso melodie emozionanti e molto semplici. Gli strumenti, accompagnati da una drum machine macchinosa e scarna, si mescolano in maniera soffusa, creando un tappeto melodico all’unisono che spesso assume sonorità malinconiche e decadenti, a tratti ai confini con il depressive. La struttura dell’intero disco è poco varia; qualche idea e qualche variazione in più sarebbero state gradite. Nonostante “Les Hivers De Notre Epoque” riesca ad essere molto evocativo, non sembra avere un’ossatura troppo convincente e finisce per risultare un po’ monotono dopo qualche ascolto. E’ una proposta poco aggressiva quella dei Forteresse, che fonde alcune basi del depressive con un flebile abbraccio ambientale. I quaranta minuti dell’album scorrono sostanzialmente senza nessuna sorpresa, prevedibili e forse anche un po’ scontati. Un po’ migliore delle altre è la traccia “Les Corbeaux”; anche se la musica, strisciante e monotematica, difficilmente prende contorni ben definiti e personali. Restano qualche spunto valido ed una venatura triste e rassegnata a caratterizzare un’uscita che in ogni caso reputo non indispensabile. Rispetto al debutto si tratta a mio parere di un piccolo passo indietro.
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