Debutto sulla lunga distanza per i Naberius, band proveniente dalla Slovenia e fautrice di un true black metal dalle sfumature paganeggianti e dai tratti tipicamente esteuropei, specie per quanto riguarda la massiccia presenza dell’elemento melodico in un riffing che resta comunque furioso e selvaggio. Occultus, cantante, chitarrista e principale compositore della band, si é lasciato influenzare in maniera massiccia, oltre che dalla classica scuola norvegese dei primi anni novanta (le parti più veloci e distruttive sono palesemente debitrici dei primi Mayhem e Gorgoroth), anche dalle sonorità più caratteristiche del pagan black metal di estrazione esteuropea ed in particolare da gruppi quali The Stone, Perun, Nazgul e Graveland del periodo “Following The Voice Of Blood”. Il debito maggiore é tuttavia individuabile nei confronti dei Behemoth di “From The Pagan Vastlands” e “Grom”. C’é da dire che l’afflato epico e marziale nei Naberius risulta molto meno evidente rispetto ai gruppi appena citati, ma é comunque ben presente e va ad innervare il songwriting benché non si esprima attraverso passaggi dal sapore marcatamente folk. In alcuni casi i nostri riescono ad equilibrare in modo piuttosto convincente queste influenze con le strutture true black e, quando questo avviene, ne escono fuori dei pezzi avvolgenti ed oscuri, come “Legacy Of Winter”, già presente nell’omonimo demo d’esordio edito nel 2006, che costituisce l’episodio migliore del lotto. In diversi altri casi invece i brani sono più stanchi e privi di mordente e denotano una più evidente dipendenza dai propri modelli di riferimento. Trattandosi di un debutto, questo “Rebirth Of The Blackened Cult” é in ogni caso un disco sufficiente che presenta diversi spunti di interesse e lascia intravedere un combo con ampi margini di miglioramento. Da seguire.
