Con questo “Landawarijar” i norvegesi Helheim giungono all’invidiabile traguardo della nona fatica sulla lunga distanza. Da molti (a torto) considerati una band di seconda fascia, i nostri possono invece vantare una discografia di tutto rispetto (pur con qualche calo, inevitabile e fisiologico), che li ha visti esordire nel lontano 1993 sventolando alto il vessillo del viking-black metal più grezzo e feroce, per poi arricchire ed evolvere il proprio sound (a partire dal più sperimentale “The Journeys And The Experiences Of Death” ed in via definitiva con il sorprendente “Heidindomr Ok Motgangr”) inserendo elementi psichedelici e sempre più ampie divagazioni progressive, seguendo un percorso musicale per certi versi affine a quello dei conterranei e più noti Enslaved (ma anche di altre realtà come Einherjer e Fortid), con un concept saldamente ancorato alle leggende norrene e alla mitologia scandinava. “Landawarijar” si pone lungo questo sentiero e segna il massimo sforzo compiuto finora dal gruppo capitanato da Hrimgrimnir di esplorare nuove vie, pur senza perdere di vista le proprie radici, culturali e sonore. Si assiste quindi all’efficace alternanza tra episodi più aggressivi e furiosi (l’opener “Ymr” è davvero old school), trascinanti sprazzi melodici ed aperture acustiche dal vago sapore folk, cui fa da perfetto contraltare l’altrettanto efficace alternanza tra un classico e potente screaming, vocals pulite e cori possenti, in un equilibrio di emozioni ed atmosfere che trova il suo apice nella lunga title track, vera summa dei temi proposti nell’album e testimonianza dell’attuale stato di forma dell’ensemble di Bergen. “Landawarijar” è, in conclusione, un prodotto assolutamente valido, che piacerà agli ascoltatori più aperti a soluzioni innovative ma non deluderà neppure i sostenitori del viking black più tradizionale. Ottima conferma.
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