La nuova fatica dei Keep Of Kalessin determina un ulteriore passo in avanti (o indietro) per quanto riguarda l’evoluzione stilistica della band norvegese. Quello che inizialmente era rabbioso e violento, progressivamente sta diventando raffinato e potente, attraverso un passaggio che sicuramente renderà la proposta accessibile ad una più ampia fetta di pubblico. In questo caso dunque, quello che cambia, di disco in disco, non è tanto la qualità, sempre presente, ma piuttosto l’estremismo della musica esibita. “Kolossus” è come un film americano con tanti effetti speciali, una buona scenografia, bravi attori, ma con una sincerità di fondo un po’ offuscata dalla facciata, necessariamente orientata verso una bellezza cristallina ma anche stereotipata e fittizia. Non c’è dubbio, “Kolossus” si fa notare per una produzione buona, per un’esecuzione sopra le righe e per delle composizioni molto trascinanti e orecchiabili. Però il tutto oscilla fra il gusto ostentato a tutti i costi e l’effettiva capacità (e coerenza) dei musicisti, verso un interrogativo per il quale difficilmente si può trovare una risposta univoca. Detto in parole povere, questo disco può piacere come può fare schifo. E’ vero che probabilmente l’interpretazione migliore, in questo caso, possa stare nel centro, anche se alcune soluzioni lasciano disorientati per una proposta che è sì bella, ma che solo raramente riesce a far male. Essendo su di una webzine con una prospettiva tutta sua, posso tranquillamente dire che il modo in cui si è sviluppato il sound dei Keep Of Kalessin non mi è particolarmente gradito. Anche il cantato abbandona il ferale screaming per un mezzo-pulito, che personalmente giudico poco riuscito. Il black metal dei Keep Of Kalessin di oggi è contaminato dal power, per una forma ibrida finale che punta tutto sull’epicità dei brani e sul piglio accattivante delle gustose soluzioni chitarristiche. I pezzi che compongono “Kolossus” sono vari ma vanno tutti nella stessa direzione, che si mantiene moderata e melodica, forse anche un pizzico pacchiana. Come dire… certe cadute di stile verso lidi commerciali si svelano subito, e non basta la soluzione ammiccante e addolcita di turno per ammaliare chi è in cerca di una proposta realmente violenta e belligerante. In effetti questa inclinazione poco felice già appariva a tratti nel precedente “Armada“; in quel caso, però, le stesse divagazioni melodiche erano un’aggiunta ancora sopportabile, se assimilate assieme alla proposta complessiva. Adesso invece i nostri si sono proprio snaturati del tutto, questo è da dire. Che si siano troppo sbilanciati? O che abbiano superato il limite? Probabilmente è così, e quello che poteva in passato essere una riuscita sintesi tra black, heavy ed epic, oggi precipita mestamente in una musica scialba, illuminata da troppe luci poco convincenti. “Kolossus” resta un disco di extreme metal ottimamente prodotto ma, ahimè, privo di un’anima. Rifoderiamo le spade di gomma, grazie.
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