Arriva il sesto episodio della serie targata da Niklas Kvarforth e dalla sua creatura Shining e, a quanto sappiamo, è già pronto il prossimo disco della band svedese, che dovrebbe essere registrato in autunno-inverno di questo stesso anno. Dunque ci troviamo di fronte ad una band oltre che prolifica decisamente ispirata, considerando i cambi di rotta che i nostri hanno mostrato in termini di stile nella loro carriera ormai ultradecennale. “V-Halmstad” a questo punto può rappresentare il filo nero che lega il precedente black metal deprimente e opprimente espresso fino al quarto episodio col nuovo marchio di fabbrica degli Shining, che è oggi in grado di spaziare in angoli nascosti e raramente esplorati dagli altri gruppi in circolazione, che cercano piuttosto di tornare alle origini (possiamo chiamarla regressione). Gli Shining invece sono in direzione evolutiva e, nonostante ciò, il nuovo loro disco mantiene una cupa essenza che non fa rimpiangere di certo i tempi andati. “Klagopsalmer” è ottimo, diciamolo subito, è un disco in cui vengono ottimamente impiegate le parti pesanti e strumentali, per non lasciare il campo solamente ai momenti atmosferici e ambientali che restano comunque presenti, soprattutto nella seconda parte del disco. Non a caso l’opener non lascia dubbi in merito alla rinnovata violenza insita in riff pesanti ma implacabili, che si fanno spazio prepotentemente a prendere il centro della scena. Chitarre in primo piano significa anche la riscoperta di un gusto solista che sfocia in varie serie di solos, alternati tra i due chitarristi della band. “Klagopsalmer” è una specie di “Halmstad” migliorato (anche se meno innovativo), insomma, più concreto e con meno riempitivi, almeno questa è l’impressione che mi ha fatto, anche dopo svariati ascolti. I sei brani che compongono il disco sono legati da un concept compositivo che rende il lavoro dal piglio ben definito, che prende ispirazione dal black metal, dalla musica classica, dall’ambient minimale, dal dark metal “katatoniano” e da una forte dose di originalità. Registrato negli Laughterhouse Studios, possiamo dire che anche a livello di qualità del sound questo disco sia difficilmente raggiungibile, con suoni davvero buoni, ruvidi e pesanti per le chitarre, di gusto nei momenti degli assoli, profondi per evidenziare ogni vibrazione di basso e, insomma, ottimi per dare al disco una atmosfera veramente insuperabile. La costruzione musicale è un climax di potenza che sfocia nella calma controllata e razionale di “Ohm” (pezzo qui reinterpretato ma veramente ben riuscito), la quarta traccia, forse quella più evidentemente influenzata dal suono propriamente dark, in cui alcuni cori puliti si scontrano con forza col resto della violenza che gocciola via sull’ascoltatore che è un piacere. Il resto del disco è lo scemare di un pathos arrivato a livelli alti. Fino all’ultima traccia, molto lunga ma totalmente gustabile nella sua interezza. Senza parlare della prova di tutti i musicisti, ottimo il drumming e unica l’interpretazione vocale e via così… Insomma, ci sarebbero mille piccoli particolari da segnalare, che verranno fuori durante ogni ascolto di questo “Klagopsalmer”; perché questo è un disco che sottintende una grande longevità, e un piacere nell’ascolto ogni volta rinnovato. Gli Shining si confermano porta bandiera del genere da loro creato e da loro portato all’estrema vena caratteristica. Penso che il disco in questione si possa comprare ad occhi chiusi, in quanto è un piccolo capolavoro (anche l’artwork è molto bello e oscuro), l’ennesimo partorito da Kvarforth e dal suo progetto. Immenso.
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