Gruppo svedese di stanza a Stoccolma e fondato nel 2006, i Katharos giungono soltanto oggi al debutto sulla lunga distanza, dopo aver dato alle stampe nel 2007 un demo (“De Cinere”) le cui canzoni sono tutte comprese in questa release. Di “Exuvian Heraldry” potranno godere soprattutto (e direi quasi esclusivamente) gli amanti del black metal sinfonico più classico, quello che fa riferimento specialmente ai Dimmu Borgir (almeno fino a “Puritanical Euphoric Misanthropia”), anche se il disco rivela a tratti un piglio maggiormente epicheggiante che ricorda decisamente i migliori Bal-Sagoth. Questa breve descrizione sarebbe in realtà già sufficiente perché i Katharos non fanno molto per rompere gli schemi consolidati del sottogenere prescelto e si limitano a ripercorrere sentieri noti, pur facendolo con una certa classe e una discreta capacità compositiva, che permettono loro di costruire pezzi di lunga durata (quasi tutti intorno agli otto-nove minuti), ben equilibrati tra parti ferali ed aggressive e momenti più cadenzati ed atmosferici. Merito soprattutto delle buone (scontate fin che volete ma comunque coinvolgenti) trame tastieristiche di Christofer Skold, puntuale nel sottolineare ogni cambio di tempo ed atmosfera, che completano a dovere gli intrecci chitarristici della coppia formata da Max Mussbichler e Richard Annerhall (quest’ultimo autore di una prova assolutamente nella media dietro al microfono). Non vi è molto altro da aggiungere nel senso che i conoscitori delle sonorità di cui sopra sapranno già perfettamente cosa aspettarsi da un album di questo tipo, che è a loro esclusivamente rivolto: discreto bignami (anche se fuori tempo massimo) del black sinfonico più in voga nella seconda metà degli anni novanta.
