A tre anni di distanza dal precedente “Across Long Sunlight Seas”, che mi aveva sorpreso assai positivamente per la maturità e la freschezza della musica proposta, torna a farsi sentire Angbandwolf, mente e motore della one man band Khand (e di diversi altri progetti), qui coadiuvato da Luca Lenti alle chitarre. Se il lavoro d’esordio del nostro rappresentava quasi un personale omaggio alle sonorità oscure ed epicheggianti rese celebri dai Summoning, ora lo stile di Khand sembra essersi avvicinato maggiormente ai lidi soffusi e poco delineati dell’ambient più etereo e minimale, che si unisce a sfumature black metal appena accennate, che sopravvivono soltanto nel cantato in uno screaming rauco e lacerato e nei ritmi ipnotici di una drum machine precisa e sintetica. Fin dall’opener “Forge”, cover dei funeral doomster Skepticism (brano tratto da “Lead And Aether”, forse il miglior lavoro dei finnici) si percepisce il mood decisamente più notturno, disperato e avvolgente che permea quest’opera e la rende piuttosto diversa dal suo predecessore. Soltanto nella conclusiva “Where Death And Darkness Dwell” si torna a respirare un’atmosfera fiera e guerriera, sorretta da un incedere più sostenuto e serrato, vicina al feeling del primo demo. I restanti pezzi sono costruiti su linee di tastiera semplici, che si sovrappongono a creare strutture sonore lineari, forse poco dinamiche, ma che nel loro immobilismo riescono a trasmettere una sensazione di rassegnazione amara e pacata. Gli amanti del primo Mortiis e quanti hanno apprezzato l’ultimo lavoro dei nostrani Buzzum, troveranno senz’altro in questo disco elementi di interesse. Questa volta Angbandwolf ha esplorato il lato più intimista e nascosto della materia fantasy, restando fedele ad un concept tolkeniano che forse non si sposa alla perfezione con sonorità di questo genere. A mio giudizio un piccolo passo indietro rispetto al folgorante debutto, ma siamo di fronte ad un’opera estremamente personale e di difficile catalogazione partorita da un artista che va comunque tenuto d’occhio.
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