Gli Spite Extreme Wing giungono al loro ultimo (?) full-length con questo “Vltra” che in un certo senso segue idealmente i due “Magnificat”. La produzione è l’aspetto di un disco che si nota a primo impatto, e qui è evidente la riscoperta di un suono vintage, che non possiede né le sonorità oscure ed echeggianti di “Non Dvcor, Dvco” né le frequenze più mediose e adatte al black metal dei due “Magnificat“. Personalmente mi sono stancato di questo alone magico che si è costruito Argento, mente della band in questione, che, per quanto mi riguarda, a distanza di anni dall’inizio del suo cammino, si è perso nei meandri di un triste autocompiacimento estetico per niente giustificabile. Se potevamo dare ancora un po’ di credito alla band genovese dopo l’uscita di “Kosmokrator” che, nonostante una evidente pochezza di materiale (datato), risultava tutto sommato gradevole e thrasheggiante, di certo non si può fare la stessa cosa con questa deriva definitiva della band. “Vltra” è noioso a tratti e sfrutta praticamente quanto già detto dagli Spite Extreme Wing nei dischi precedenti, ammorbidendo in maniera imbarazzante il tutto e rivestendolo con una produzione leggermente differente, vecchio stile ma di qualità, che però non riesce a celare la ripetitività di alcune soluzioni. I vari episodi si contraddistinguono per una vena melodica che stona e rallenta lo scorrere della musica, relegando ai margini delle composizioni i pochi stralci aggressivi, con un inutile accanimento a favore di queste divagazioni che possono piacere solo in un’ottica banale e romantica. Quello che ne viene fuori è un polpettone smielato e caricaturale di una certa forma di elevazione e di amore della quale non abbiamo bisogno. Descrivendo più nel dettaglio “Vltra”, lo possiamo inquadrare nel suo andamento spesso sostenuto e dinamico, che si dipinge di riff dal sapore ottantiano, sicuramente più heavy che black. Di certo non è questo il problema del disco. Magari una schiera di ascoltatori alle prime armi potrà gradire una freschezza compositiva che difficilmente si trova nelle altre uscite di oggi, almeno in questo campo; ma analizzando più attentamente i brani difficilmente si riesce a trovare un solo passaggio evocativo che al contempo non scada subito nel ridicolo. Si vuole scongiurare la vena depressiva, a quanto pare, ma si cade continuamente verso la deriva romantica di cui si parlava sopra. Il piglio solare e anti-depressive, poi, viene coronato con la cover dei Beatles, cantata addirittura da Herr Morbid, mente dei Forgotten Tomb, che fino all’altro ieri profetizzava il proprio suicidio. Per citare un’altra collaborazione, è presente il cantante dei Frangar nella quarta traccia. Chiaramente qualcosa non quadra, possiamo chiamarla mancanza di coerenza o come preferite, sta di fatto che non trovo eccelsa la nuova, e speriamo ultima, incarnazione degli Spite Extreme Wing, e trovo poco credibili tutte le parole che si sono sprecate nei loro confronti. “Vltra” resta un miscuglio di thrash, rock acustico, black melodico e ambient, sicuramente dall’estetica molto curata, dalle lyrics molto, troppo saccenti (l’Ulisse che incarna l’uomo moderno è quello di Joyce, a mio avviso), e dai contenuti davvero poveri. Concludendo, questa uscita, per quanto mi riguarda, non brilla di luce propria e musicalmente è mediocre, anche se ingigantita da vari trucchi (produzione accessibile, soluzioni orecchiabili, melodia facile, temi patriottici quasi disperati, ecc). Continuo a preferire il black nato sotto ad una stella nera, che manifesta il nichilismo ampliato all’ennesima potenza e l’odio nei confronti di ogni tipo di amore a queste manifestazioni musicali. Confidando nella fine dell’umanità, penso che sia giunto il tempo di finirla con il pensiero “solare”, soprattutto se il risultato ultimo è questo.
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