Non è affatto semplice restare completamente all’interno di un genere, rispettandone senza eccezioni e con estremo scrupolo i dettami stilistici e, nello stesso tempo, riuscire comunque a dare corpo e sostanza con disarmante facilità ad emozioni autentiche, nere come la pece. È il caso dei sardi Infamous, che tornano alla carica dopo lo splendido debutto sulla lunga distanza “Of Solitude And Silence”, pubblicato nel 2011, con questa nuova fatica, che viene definita un ep ma che ha la durata di un album vero e proprio, sempre sotto l’egida della nostrana Novecento Produzioni. Pur con l’ingresso di due nuovi elementi, che si aggiungono al mastermind S.A., non so se in pianta stabile od in veste di meri ospiti, ossia WCKU alle voci ed Herr CDXIII al basso nei due pezzi conclusivi, l’approccio musicale del gruppo non ha subito grandi cambiamenti. “Abisso” è un disco forse più violento e diretto del suo predecessore, del quale tuttavia ripercorre fedelmente le impronte, con un piglio meno meditativo e più feroce. Lo screaming è leggermente meno urlato ma rimane comunque sofferto e maligno. Il riffing resta semplice e lineare ma dannatamente efficace nella costruzione di linee melodiche minimali e di immediata presa sull’ascoltatore. Anche la produzione low-fi è in linea con lo spirito underground del lavoro. La band insomma continua ad esprimersi attraverso lo stile che le è più congeniale, ovvero un black metal senza fronzoli, freddo ed avvolgente ad un tempo, debitore in egual misura dei vecchi Darkthrone e della scuola finlandese: la musica degli Infamous può essere accostata a quella di gruppi come Abyssic Hate, Horna, Sargeist, Satanic Warmaster, Burzum ed Evil, senza però risultarne una pallida e sbiadita fotocopia. Il furore glaciale delle chitarre sfocia spesso in momenti ora più melodici, ora più depressivi (forse retaggio del progetto Sine Luce, che vedeva pure coinvolto S.A.), ora perfino epicheggianti. Questo aspetto della proposta musicale degli Infamous si incarna sia in un uso sporadico ma sapiente delle clean vocals (comunque sempre distorte) nei chorus sia, soprattutto, in passaggi chitarristici dal sapore quasi folk, che mi hanno ricordato molto da vicino i Nargaroth di “Jahreszeiten“. La formula è consueta e sicuramente derivativa ma l’intento degli Infamous non è certo quello di risultare originali o di dare vita a cervellotiche sperimentazioni. La band vuole suonare fottuto black metal ed è quello che fa, senza orpelli e complicate sovrastrutture, veicolando alla perfezione le sensazioni oscure che questo genere musicale dovrebbe sempre esprimere. Con i Mourning Soul ed i Grim Monolith (tra l’altro – ma la cosa non dovrebbe sorprendere più di tanto – tutti gruppi provenienti da isole decisamente calde ed assolate), gli Infamous si confermano tra i migliori interpreti di questo genere in Italia.
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