I francesi Sektarism non sono mai stati, e non hanno mai voluto essere, una band di facile fruizione. Le loro uscite discografiche, all’insegna del più pesante e criptico funeral doom, non sono nient’altro che altrettante descrizioni di oscuri ed innominabili rituali, evocazioni maligne che non offrono alcun appiglio nè ritmico nè melodico, lasciando l’ascoltatore completamente privo di punti di riferimento e trascinandolo in un gorgo sanguinolento attraverso i lentissimi battiti della batteria, le ultradistorte linee di chitarra e basso ed un cantato salmodiante e dilaniato. Elementi semplici che costituiscono la scarna impalcatura di una rappresentazione teatral-musicale da messa nera (che più nera non si può).
Ed a questa costante non fa eccezione neppure questo “Fils De Dieu”, terza fatica sulla lunga distanza per l’ensemble transalpino, che è ormai attivo da oltre dieci anni e che vede tra le propria fila la partecipazione di membri di Malekhamoves, Malhkebre, Merrimack e Eros Necropsique, tutti progetti la cui musica, variamente declinata dal death al black al neofolk è, guarda caso, caratterizzata da un’atmosfera liturgica che puzza di zolfo. “Fils De Dieu” (due canzoni per oltre quaranta minuti di durata), come appena detto, è in tutto e per tutto un disco dei Sektarism e rappresenta anzi con tutta probabilità il loro parto più deforme e indigeribile: un satanico sermone che risuona indecifrabile tra le buie ed altissime volte di una cattedrale gotica, nel quale la chitarra e gli altri strumenti tradizionali fanno la loro comparsa soltanto dopo oltre un quarto d’ora; prima (ma anche in seguito) rumori di catene trascinate, lugubri scampanellii, ossessivi tamburi dal sapore tribale, urla di persone torturate e la voce del singer Eklezjas’Tik Berzerk, carica di fanatico fervore, a scandire le sue oltraggiose e blasfeme invettive. Il rituale è già iniziato e poi prosegue come una paludosa litania zombesca, un’efferata esaltazione del signore delle tenebre che capovolge tutti i simbolismi del cerimoniale cattolico.
C’è qualcosa di estremamente sinistro e potente e di antico nella musica dei Sektarism, una musica nella quale l’improvvisazione sembra essere un elemento fondamentale, quasi a voler significare metaforicamente che i nostri non sono autori ed attori ma semplice tramite di un messaggio che li trascende e proviene direttamente da un altrove sconosciuto e misterioso. Certamente la totale assenza di qualsiasi tipo di struttura può essere disorientante ma i Sektarism giocano esclusivamente sul coinvolgimento emotivo e la loro proposta minimale ed ipnotica, per alcuni versi sperimentale e simile al dark ambient più apocalittico, può essere apprezzata (anche dal vivo) solo attraverso una completa immersione nell’angosciante esperienza musicale. Insomma, solo con il sacrificio potrete far parte del rituale ed ottenere la salvezza delle vostre anime maledette.