Ancora una band emergente nostrana, proveniente da Bergamo, getta un’ondata di marciume sull’attuale scena underground italiana. Gli E Trite Moira, attivi da poco più di due anni, hanno già alle spalle un demo risalente al 2002. “Malediazione del Cristianesimo” è la loro seconda release autoprodotta, quattro tracce+intro per una durata di soli 20 minuti che comunque dimostrano il valore tecnico e compositivo della band. La morte, il decadimento, e, ovviamente, l’anticristianesimo sono temi ricorrenti nelle lyrics, facendo rientrare perfettamente questo lavoro nei canoni imposti dal BM più intransigente. Il cd si apre con un breve arpeggio di chitarra che cede subito il passo all’opener “Maledizione del Cristianesimo”, unica traccia cantata in italiano, una sorta di inno contro il Cristianesimo, una palese accusa contro la Chiesa Cristiana, le cui parole finali -citate piu’ che cantate- risultano di facile comprensione. A seguire la seconda “Indocrination”, costruita su un guitar-riffing iniziale di matrice metal, si inerpica successivamente su riff tipicamente BM. La terza “Burning Heaven” è una traccia debitrice, forse più delle altre, della scuola norvegese, intrisa della tipica atmosfera gelida e malata. La voce, nel complesso molto versatile, ricorda a tratti quella di Attila dei famigerati Mayhem del “De Mysteriis Dom Sathanas”, cosi’ come alcune partiture di chitarra profondamente ispirate allo stesso album. A concludere l’album la brevissima “Lux Occulta”, song dall’incedere veloce in cui la voce risulta totalmente effettata conferendo al pezzo una vorticosa inumanità. In realtà l’album contiene una sesta traccia fantasma, con una base musicale quasi del tutto impercettibile, che riprende alcune frasi particolarmente sigificative della traccia conclusiva. Purtroppo la durata media delle canzoni è abbastanza scarsa per poter fare una descrizione più dettagliata, e per dare una valutazione maggiore. Di certo gli E Trite Moira hanno confezioneato un prodotto valido, che si avvale anche di una buona produzione, niente affatto raw, -purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista- che mette in risalto un’eccellente sezione ritmica, corposa e potente. Le decadenti tenebre di cui quest’album si fa portavoce intrappoleranno i bagliori soffusi della vostra anima; non mi resta dunque che consigliarne l’ascolto, in attesa di una prova più corposa nel minutaggio.
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