Satyricon – The Age Of Nero

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Tornato i Satyricon a fine 2008 con la loro ultima fatica: “The Age Of Nero”. Uscita che si pone come naturale prosecuzione di quel “Now, Diabolical” al quale avevo dato una risicata sufficienza. Bene, il nuovo disco firmato da Satyr e Frost non riesce nella insperata impresa di migliorare il tiro del suo predecessore. L’unico aspetto che si salva anche oggi è la produzione ormai giunta a livelli mostruosi ma che, come tutti sappiamo, non vuol dire niente ai fini della qualità di un’opera, se non per un mero fattore fine a se stesso, che non porta certamente feeling oscuro o stimoli, se non un estetismo poco adatto al genere, almeno in questa forma impeccabile… E’ in mio possesso l’edizione limitata formata da due cd; essendo il secondo totalmente inutile, una semplice trovata commerciale priva di sostanza, mi limiterò a parlare esclusivamente del materiale inedito contenuto nel primo disco. Detto questo, “Commando” apre le danze con un andamento veloce e inaspettato, che riprende leggermente alcuni riff più propriamente black oriented e meno gotici. Come detto, però, questo pezzo fa solo da preludio a due brani trascurabili e noiosi, sorretti da un paio di giri accattivanti ma vuoti, “The Wolfpack” e “Black Crown On A Tombstone”, difatti, livellano un inizio sufficiente a livelli mediocri, ai quali non giova di certo l’alone darkeggiante del sound dei nostri, soprattutto per una eccessiva carenza d’ispirazione, se non altro. “Die By My Hand” è deludente a sua volta, a partire dalla furba partenza tirata che presto sfocia nel solito giro già sentito e risentito. Il ritorno di un banale black, a sprazzi, non convince più di tanto e nemmeno il tappeto di cassa, più carezzevole del solito e del gradito. “My Skin Is Cold” è costruita su di un mid tempo e gioca sull’atmosfera creata dai riff sinistri, tendenti al doom, che però non giustificano pienamente i cinque minuti di durata, soprattutto considerando la successiva “The Sign Of The Trident”, che riprende un andamento pressoché identico a quello della precedente canzone, incappando nella totale deriva in un oceano di piatta noia. Ed è proprio la fine del disco che si perde definitivamente nel nonsenso, e che vanifica i già risicati discreti spunti racchiusi nella parte iniziale dell’album. Gli ultimi due brani cercano di ispirare un senso di “nero”, di oscuri presentimenti; ma soprattutto la conclusiva “Den Siste” si trascina stanca lungo sette minuti di agonia, in cui non si spera altro che il pezzo giunga al termine, per coronare un disco in cui i Satyricon deludono completamente le aspettative e, oltretutto, riescono a fare nettamente peggio di quanto fatto nel già poco convincente disco precedente a questo, come ad impersonare una brutta e ammorbidita copia dei loro discepoli Khold. “The Age Of Nero”, a mio avviso, è stato partorito in fretta, rielaborando troppe volte e troppo a lungo la stessa idea che, probabilmente, se sviluppata, poteva dare pure i suoi frutti… cosa che non avviene in questa circostanza. Disco questo, in conclusione, passabile, con una cura estetica che stona, soprattutto se messa di fianco all’imbarazzante mancanza di idee dei nostri. E’ davvero un’era buia per i Satyricon e per la loro carriera…

REVIEW OVERVIEW
Voto
55 %
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satyricon-the-age-of-neroTRACKLIST <br> 1. Commando; 2. The Wolfpack; 3. Black Crow On A Tombstone; 4. Die By My Hand; 5. My Skin Is Cold; 6. The Sign Of The Trident; 7. Last Man Standing; 8. Den Siste <br> DURATA: 43 min. <br> ETICHETTA: Roadrunner Records <br> ANNO: 2008