I The Spirit sono uno di quei gruppi che mi lasciano combattuto e diviso con sentimenti contrastanti. Il biglietto da visita di questa band all’esordio discografico assoluto (nè demo, nè ep in precedenza tanto per intenderci) è niente meno che la Nuclear Blast, il colosso e blasone metal per eccellenza, l’olimpo delle chitarre distorte. Fenomeni o raccomandati? Chi si cela dietro il nuovo moniker The Spirit? Non è dato saperlo in quanto i nomi dei componenti sono semplicemente due lettere (le iniziali del nome e cognome); sta di fatto che la sensazione è di trovarsi davanti non a una band esordiente ma a dei veri e propri professionisti che masticano metallo e piombo da parecchio tempo. Il tutto viene rafforzato dal fatto che nei mesi di ottobre e novembre saranno addirittura imbarcati con i mostri sacri del calibro di Kataklysm e Hypocrisy in un lungo tour. Ma cosa suonano i The Spirit, vi chiederete? Beh, di sicuro non siamo davanti a una band AOR o progressive, ma un entità blasfema che si nutre di oscurità, tristezza e ferocia inaudita. Schiacciando play la lunga intro ci fa già capire dove stiamo andando a parare; le notti scandinave invernali e nevose che negli anni novanta ispirarono più di qualche band che ci regalò quel genere oggi più comunemente definito come blackened death metal, qua fanno di nuovo capolino in maniera prepotente. La durezza riflessiva del death con l’atteggiamento gelido e sfrontato del black, creando un’oscurità soffocante, vive nel songwriting dei The Spirit e con la sua determinazione ed estrema eleganza “Sounds From The Vortex” evoca un’atmosfera che pare davvero uscita direttamente dal passato non troppo remoto, sia come approccio che attitudine. “Cosmic Fear” mette subito le cose in chiaro, qui non si scherza ma ci si butta subito a capofitto nel misticismo e nel vortice creato dalle chitarre e dal drumming forsennato ed esasperato che alterna blast a mid tempos, con sfuriate di cassa che sembrano armi a canne rotanti come la Gryazev-Shipunov GSh-6-23.
Violenza fine a se stessa? Assolutamente no. Come da tradizione qui la melodia fa il suo sporco gioco contaminando ogni minuto di questo platter, rendendolo sempre più oscuro ma donandogli quelle parti riflessive e atmosferiche che lo rendono speciale. Cambi di tempo costanti, melodie che ti trascinano in una spirale sino agli inferi con un atteggiamento gelido come una notte in una foresta. A dirla così siamo davanti a degli schiacciasassi, e così è; ma allora perché la mia perplessità iniziale? È data da due domande che mi sono posto, ossia, dall’effetto “sorpresa” che mi ha creato inizialmente questo disco, una “sorpresa” data da un combo di quattro ragazzi tedeschi che al loro esordio creano un album così maturo e completo nel genere, che non ha da invidiare nulla a bands molto più blasonate e con un background più lungo. D’altra parte i quesiti che mi pongo sono: “Saranno una band costruita a tavolino?”, “Con questo disco vorranno semplicemente tributare i grandi del passato?”, “Un ipotetico secondo album sarebbe una fotocopia del primo che a sua volta è una derivazione di ciò che fu?” Tutto ciò me lo chiedo perchè sembra davvero di essere piombati in pieni anni novanta e di ascoltare il disco successore di “Storm Of The Light’s Bane” che mai uscì per le note vicende legali del mitico Jon. Ma poco conta adesso. In conclusione posso solo promuovere a pieni voti questo nuovo “Sounds From The Vortex” e non poter fare altro che deliziarmi di cotanta cattiveria ghiacciata e oscurità tombale; il songwriting derivativo ci fa chiudere gli occhi e, a chi ha vissuto come me il boom del black metal negli anni novanta, farà fare un viaggio nel passato, abbellito da una produzione potente e affilata che sì, toglie magari il fascino dei tempi che furono, ma attualizza la proposta dei The Spirit. Speriamo non sia un fuoco di paglia e che per i prossimi lavori riescano a trovare magari una maggiore personalità in quanto le carte in regola per dettare legge nel panorama oscuro e sempre più competitivo del metallo nero ci sono tutte.