Gli Horde Of Hel sono un trio proveniente dalla Svezia e composto da membri di gruppi black e death come In Battle, Valkyria, Diabolical e My Own Grave. “Blodskam”, il loro debutto sulla lunga distanza, é un album diviso tra devozione per la grande tradizione del black metal di scuola norvegese e svedese e tentazioni moderniste, che sfociano in interludi noise-ambient ed in sfumature industrial che si ripercuotono su un riffing comunque saldamente ancorato agli stilemi più classici. L’elemento melodico non é da trascurare, anche se predominano atmosfere marziali ed alienanti. Il tutto é reso attraverso una registrazione potente e molto “heavy”, targata Endarker Studios ed opera di Magnus Devo Andersson dei Marduk. E proprio la band svedese rappresenta un punto di riferimento compositivo per gli Horde Of Hel, che guardano specialmente ai primi lavori della creatura di Morgan Steinmeyer Håkansson. I cambi di tempo sono sempre precisi e mantengono viva la tensione dei pezzi, i quali si muovono in un equilibrio precario tra sfuriate al fulmicotone, venate di thrash metal d’annata, che possono ricordare i primi Dodheimsgard o il debutto dei 1349, e passaggi più ragionati, caratterizzati da un sound roccioso e monolitico, vicino ad acts come Bloodline, Disiplin o IXXI, attraverso i quali prendono corpo scenari apocalittici mai troppo variegati. Tra i pezzi mi pare doveroso segnalare “Leave Life Behind”, poderoso ed energetico mid tempo introdotto da parole sussurrate a mezza voce, perfetto esempio della capacità della band di fondere vecchio e nuovo in un ibrido semplice e convincente. Di pregevole fattura anche “Living Abomination”, song brutale e violenta, giocata sull’impatto frontale e sulla furia omicida, sorretta da un basso chirurgico e da una batteria schiacciasassi. Da non sottovalutare neppure gli intermezzi strumentali-rumoristici rappresentati da “Hail Chaos” e “Blott Tvivel & Skam” che, con le loro intrusioni tastieristiche, i rapidi inserti acustici ed i sample di dialoghi rubati chissà dove, sembrano usciti da qualche lavoro degli MZ412. Buona la prova vocale del singer, che si esprime in uno screaming ruvido e scarno, cantando sia in inglese che in lingua madre. Siamo quindi di fronte ad un esordio notevole, non geniale ma senz’altro degno di grande attenzione e che lascia intravedere ulteriori margini di miglioramento. È questa la via da seguire per suonare un black metal oscuro e mefitico come dev’essere, ma al passo con i tempi senza risultare ostinatamente e sgradevolmente “sperimentale”.
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