Ascoltai per la prima volta questo mini cd in una plumbea domenica di dicembre, a un anno di distanza dalla sua pubblicazione. Vuoi per il clima della giornata, vuoi per il mio stato d’animo all’epoca, lo trovai a dir poco straordinario. Ma mi sbagliavo… non era né il clima, né nessun altro elemento esterno a condizionarmi, se non la musica! Credo che per descrivere proposte del genere siano necessarie poche parole. I Pest con un suono veramente perfetto riescono a dare una proposta musicale emozionale, completa, genuina e cristallina. Una canzone lunga (oltre venti minuti!), tortuosa, ma non noiosa (poche band riescono a non rendere noioso un brano di tale intensità), caratterizzata da un ritmo lento e sublimemente coinvolgente. Chitarre con una linea classica (direi a tratti burzumiana), eppure interpretata in modo originale, soprattutto nelle parti introduttive e negli intermezzi solisti. È interessante notare che il testo è interamente in lingua svedese del XI secolo (nonostante ciò la versione in vinile presenta una versione inglese sul lato B), il che dona ancora una nota di maggior oscurità alla produzione. Evocativa, visionaria, tormentosa… l’unico modo per rendersi conto della grandiosità raggiunta dai Pest con questa piccola gemma nera è l’acquisto del prodotto in questione!
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