Seconda fatica sulla lunga distanza per i nostrani Ars Goetia, che segue a distanza di sei anni il debutto “Anachoreta”, pubblicato nel 2007. Il quartetto padovano continua il proprio discorso blasfemo ed intollerante, all’insegna della tradizione e dell’ortodossia e dà alla luce (delle tenebre) un disco ispirato, granitico e devoto in tutto e per tutto alla vecchia scuola. Nei solchi di “Servants Of Void” non troverete nè originalità nè sperimentazioni di sorta ma solo fottuto black metal, carico d’odio e di tangibile malvagità. La band italiana si lascia ampiamente influenzare da quella pietra miliare che va sotto il nome di “De Misteriis Dom Sathanas” e di quel capolavoro indiscusso cerca di recuperare la carica iconoclasta e le atmosfere malsane. L’intento è pienamente raggiunto grazie ad una manciata di pezzi oscuri, retti da un riffing affilato e da suoni grezzi quanto basta. I nostri però non si limitano a scrivere il compitino e riescono a differenziare la loro proposta quel tanto che basta per rendere le canzoni dinamiche e sufficientemente varie, contaminando la loro musica con suggestioni provenienti da Celtic Frost, Hellhammer e primi Bathory, senza tralasciare qualche sparuto sprazzo melodico: accanto a brani sinistramente magniloquenti come la title track, vi sono infatti episodi veloci e taglienti come le thrasheggianti “The Witch Of Endor” e “Absinthius” ed altri sulfurei e macabri come “Diadems Of Blasphemies” e “Blind With Thousand Eyes”, che riportano immediatamente alle origini più radicali del metallo nero. Personalmente ho individuato i pezzi migliori del lotto nella vagamente venomiana e violentissima (anche a livello lirico) “Virgin Prostitute” e nella conclusiva “The Key Of Joy”, episodio dal piglio anthemico, atipico rispetto al resto dell’album ma assolutamente convincente grazie al suo incedere ritualistico e cantilenante. Siamo quindi di fronte ad un lavoro che mette in mostra un gruppo convinto dei propri mezzi e dalle buone capacità compositive ed esecutive. La nera fiamma ha un nuovo tizzone ardente per mantenere vivo il proprio fuoco impuro.
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