Gli Ecnephias sono una band che ha fatto dell’evoluzione il proprio credo musicale. Questa nuova fatica del gruppo potentino segna infatti un ulteriore passo in avanti nel percorso artistico di Mancan e soci, sviluppando il discorso intrapreso nel debut “Dominium Noctis” e continuato nel successivo mini “Haereticus”. “Ways Of Descention” (parola che nasce dall’unione di “descension” e “ascention”) é un album che, come suggerisce il titolo, si muove tra purificazione e degrado, tra redenzione e dannazione, in un andirivieni continuo tra le sfere celesti e gli abissi più cupi dell’inferno. Il concept é incentrato sulla storia segreta di un monaco occultista del ‘700 italiano, figura misteriosa e tormentata che finirà per cedere inevitabilmente alle lusinghe del Maligno. E la sua vita sospesa é raccontata attraverso un black metal di matrice sinfonica, che si lascia andare a sprazzi maestosi dall’andamento teatrale e alle più disparate contaminazioni. I riff più rocciosi e granitici richiamano alla mente i primi Rotting Christ e Necromantia e, come nel caso dei due gruppi ellenici appena citati, molte sono le influenze heavy metal ottantiane che innervano il songwriting e si fanno sentire soprattutto nelle melodie sinistre ma cristalline che si susseguono nei vari pezzi. Anche la voce segue quella che é la cifra essenziale del disco, ovvero la “doppiezza” lirica e musicale, e si attesta su diversi registri, che vanno da un growling canonico ma comunque efficace ad un cantato pulito profondo ed avvolgente, a parti recitate molto espressive, a momenti corali declamati con enfasi ed il tutto in tre lingue diverse: italiano, inglese e latino. L’atmosfera che si respira all’ascolto dei brani che compongono questa nuovo album degli Ecnephias é quella plumbea ed oscura di un rituale perverso, qualcosa di simile ad un incrocio tra vecchi Mortuary Drape, Goblin e King Diamond, il che non é veramente cosa da poco. Il gruppo italiano riesce a seguire il proprio istinto e a dare vita ad un lavoro maturo e personale infischiandosene degli stereotipi di genere: ascoltare per credere la conclusiva “Il Nostro Patto”, sorta di aria lirica romanticamente diabolica, che chiude un disco allo stesso tempo complesso ed immediato. “Sangue nero dominerà, sangue morto risorgerà”.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.