I tedeschi Membaris giungono con questo “Grenzgänger” alla loro terza fatica sulla lunga distanza. Si tratta di un gruppo dedito al più classico e tradizionale black metal, che recupera stilemi ed atmosfere tipiche del sound che spopolava in Norvegia nella prima metà degli anni novanta. Il riffing é sorretto da una buona ispirazione, senza cadute di tono e con momenti di particolare cupezza ed intensità emotiva: caotico e aggressivo, ma con abbondanti aperture melodiche che sfociano in frangenti meditativi dall’aura sinistra. Il prezzo pagato ai padri putativi (primi Gorgoroth e Graveland, Moonblood, Graven, Vargsang) é alto e la scarsa originalità rappresenta senz’altro il maggior limite di questo album. Ma poco importa perché l’intento dei nostri non é certo quello di rivoluzionare il genere né di dare vita a chissà quali pericolose sperimentazioni. I Membaris si limitano a suonare un grezzo black metal giocato quasi costantemente su velocità sostenute e svolgono egregiamente il proprio lavoro, sfornando un platter che riesce ad essere coinvolgente e si presenta molto curato sotto il profilo degli arrangiamenti e della struttura dei pezzi. Ricca é anche la confezione (segno che la band ha voluto un prodotto completo e professionale in ogni aspetto), con artwork ad opera della pittrice tedesca Fina Krüger, che ha illustrato con i suoi disegni il contenuto dei singoli pezzi, incentrati su tematiche cosmiche e astrali alla maniera degli ultimi Mutiilation. Un album di una violenza visionaria ed onirica, che va ascoltato ed apprezzato nella sua interezza come se si trattasse di un concept; un album che potrà accontentare sia i fanatici del black metal più intransigente (vi é a tratti anche qualche influenza thrasheggiante) che quanti ricercano sonorità più avvolgenti e plumbee.
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