Il 2018 pare proprio essere l’anno della Grecia e della Finlandia in ambito black metal, due terre che hanno offerto a Belzebù un’elevata quantità di gemme nere negli ultimi decenni. I Sargeist si confermano pure questa volta ai vertici del black non solo finlandese ma europeo, e pare abbiano stretto un patto col diavolo perché non sbagliano un colpo neppure a provarci. Partiti come un power trio e diventati col tempo un quintetto, i Sargeist sono uno di quei sempre più rari esempi di coerenza che non tralascia la qualità, una band che negli anni non ha snaturato il suo sound e marchio di fabbrica a favore di inutili orpelli od orchestrazioni per ragazzini liceali, ed ha continuato a procedere per i sentieri neri e oscuri dell’oltretomba, con una proposta glaciale e funerea, ma senza mai ripetersi e tirando fuori autentici capolavori del genere come l’eccelso “Let The Devil In”. Shatraug non è di certo uno sprovveduto e la lunga attesa dal penultimo disco, che non fu di sicuro un masterpiece, è dovuta a una rivoluzione interna della sua band, con l’inserimento di nuovi villani satanisti pitturati per quanto riguarda la sezione ritmica e del vocalist Profundus, già nei Desolate Shrine, a fare il diavolo a quattro dietro al microfono. E quest’ultima si dimostra scelta azzeccata perché le linee vocali, per cattiveria, malessere e misantropia, sono per tutto il disco sugli scudi.
Parliamoci chiaro, “Unbound” è un classico disco dei Sargeist, e neppure un massiccio cambio di line up può minimamente scalfire l’identità di questa band, anzi, qui le loro peculiari caratteristiche vengono ulteriormente enfatizzate. “Psychosis Incarnate” apre in maniera funesta e tribale il disco come meglio non si potrebbe, la furia cieca e spietata della band non lascia spazio a particolari riflessioni su come possa suonare il resto dell’album perché la risposta è univoca: chaos ancestrale. È un massacro dall’inizio alla fine, non c’è tempo per riflettere o pensare, l’acceleratore è premuto sin da subito facendo sì che la presenza dell’alta velocità sia costante; e per sentire una sorta di mid tempo dobbiamo attendere metà disco perché la furia delle note tirate fuori dalla band dai propri strumenti insanguinati è vorticosa, al limite della follia.
C’è pure spazio per alcune tracce che rimarranno tra le migliori composizioni di questa band e posso citare, senza fare una lista eccessiva, la conclusiva e indiavolata “Grail Of The Pilgrim”, la maestosa “The Bosom Of Wisdom And Madness”, così come l’epica title track, ma si potrebbe menzionare ogni tessera del mosaico che compone questo disco e forma una croce rovesciata impregnata di sangue. Menzione a parte merita la produzione; considerando il già citato “Let The Devil In” probabilmente l’apice della band, complici pure dei suoni potenti, compatti e ben definiti, col successivo full lenght si tornò a una produzione più vicina all’underground estremo, come se l’album fosse registrato dentro le segrete di qualche maniero per far felici i fans più oltranzisti e amanti del becero. Qui invece i suoni sono freddi e affilati, rimanendo in un limbo tra underground e qualcosa di più evoluto; non si snatura il fascino arcaico e rudimentale del suono ma l’ascoltatore non farà fatica a distinguere i vari strumenti come invece era accaduto per “Feeding The Crawling Shadows”, dando pertanto una maggiore facilità di fruizione all’intero lavoro e facendo sì che si possa apprezzare ogni minima sfumatura.
“Unbound” si dimostra il lavoro più dinamico dei finlandesi e questa incarnazione della band risulta essere la più talentuosa di sempre senza ombra di dubbio; la prestazione vocale di Profundus è un’invocazione al demonio continua e il songwriting risulta ispirato e spinto a mille all’ora, unendo in maniera impeccabile melodia a ritmi selvaggi al limite della primitività. Qui si parla di una band che si posiziona tra i pionieri di un genere che oggi viene spesso e volentieri suonato ovunque nel mondo difficilmente raggiungendo la qualità proposta da questi antenati. Ora ci spetta solo vederli dal vivo in tour con i fidati compagni di etichetta Chaos Invocation per mettere a ferro e fuoco le club europei; nel frattempo godiamoci questa opera magna e invochiamo il male sorseggiando calici di sangue.