Probabilmente in pochi si ricorderanno dei Khephra, gruppo italiano, attivo dalla metà degli anni novanta, che diede alle stampe questo ep autointitolato per poi sparire completamente, salvo rinascere in sordina nel 2010 con la pubblicazione dell’album “Resurrection”. I nostri risentivano pesantemente dell’influenza stilistica portata dall’ondata true black metal che in quegli anni si riversava dalla fredda Scandinavia ed infatti i pezzi contenuti in questo lavoro pagano un pesante tributo a Darkthrone e Gorgoroth ed in misura ancora più evidente a primi Immortal e Marduk. Nessuna concessione alla melodia, nessun fronzolo od inutile orpello, nessuna sperimentazione ed ovviamente no female vocals e no keyboards: solo gelido unholy black metal, di quello che appunto in quegli anni conosceva la sua esplosione, entro certi limiti anche a livello commerciale. I pezzi sono abbastanza simili tra loro, tutti giocati sull’alternanza tra parti molto tirate ed altre più riflessive e cadenzate, e costruiti su un riffing lineare, a tratti leggermente thrash oriented e carico di sinistre ed evocative atmosfere, capaci di trasmettere quel feeling mistico, diabolico e “nordico”, che era la caratteristica comune della maggior parte delle uscite di quel periodo. La band offre il meglio di sè quando si lascia andare a sfuriate al fulmicotone, feroci e nere come la pece, ben sostenute da un drumming forsennato. Il sound è perfetto per il genere proposto: gracchiante e rozzo come da copione ma sufficientemente nitido per non scadere nella cacofonia. Anche lo screaming, rauco e tagliente, è assolutamente classico e così i testi che trattano di misteriosi rituali e mostruose creature. “Khephra” piacerà ai cultori del black metal più ortodosso e rappresenta in ogni caso una bella testimonianza dell’underground nostrano.
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