Seconda prova sulla lunga distanza per Vanhelga, dopo il debutto “Mortem Illuminate Mea” (il latino è, come sempre, liberamente reinterpretato) pubblicato nel 2010 e diverse uscite in formato demo, split ed ep. Si tratta in realtà di una one man band dietro la quale si cela il factotum 145188. Questo “Höst” é un lavoro fuori dai consueti canoni ed indubbiamente ricco di fascino, che travalica i confini del black metal propriamente detto per approdare a lidi musicali assai distanti e differenti, mettendo in mostra però una certa schematicità compositiva – che non mancheranno di notare quanti sono avvezzi a determinate sonorità – ed un’altrettanto evidente dipendenza dai propri modelli di riferimento. Nel suo insieme il disco si presenta monolitico ed avvolgente, caratterizzato da pezzi strutturati su un riffing oppressivo ma mai troppo serrato, con influenze latamente depressive riconducibili ai vari Burzum, Abyssic Hate e Forgotten Woods. Su questa base vengono innestati momenti acustici, intermezzi strumentali a dirla tutta non sempre riusciti, note di pianoforte ed anche qualche sparuto sprazzo elettronico. Il cantato passa con disinvoltura ed una certa efficacia dallo screaming più disperato e ferale a parti recitate ad altre in clean vocals ad altre ancora quasi sussurrate. In diversi momenti il lavoro si fa più multiforme (e la produzione pulita e potente gioca un ruolo essenziale nel rendere ben percepibili le molte sfumature presenti nella musica del nostro), le melodie spezzettate e poco geometriche e gli elementi sperimentali prendono il sopravvento, fino a lambire territori follemente avantgarde-rock nelle ottime “Vilsen” e “Hopplös”. In queste occasioni 145188 segue le orme da un lato dei Lifelover e dall’altro dei Woods Of Infinity, senza tuttavia possedere nè la lucida irragionevolezza dei primi nè la genialità dissacrante e perversa dei secondi. Però l’album a conti fatti ha un suo equilibrio di fondo e regge bene, benchè dimostri a tratti una certa prolissità: qualche limatura avrebbe sicuramente giovato e reso il tutto più immediato ed aggressivo. Se non avete il paraorecchie e non siete troppo legati alla classica ed a volte stantia impostazione “true”, vi farete piacevolmente travolgere dal feeling oscuro ed avvilente che trasuda dalle note di quest’opera. Un disco diverso ma neppure troppo.
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