I Vondur sono noti ai blacksters meno giovani per la militanza tra le loro fila di quei due geniacci malefici rispondenti ai nomi di It e All, già menti e motori di Abruptum e Ophthalamia, tutte bands piuttosto controverse, considerate molto interessanti da alcuni ed invece assolutamente superflue da altri. “Striðsyfirlýsing” è l’unica testimonianza sulla lunga distanza di questo folle progetto, difficilmente inquadrabile dal punto di vista stilistico e dal piglio irriverente verso le consuetudini e gli stilemi del black metal nordico più stereotipato. L’atteggiamento ironico – che magari darà fastidio a chi si sente trù ivol e non sorride mai – si coglie fin dall’artwork, che anzichè mostrare i classici paesaggi innevati, è ispirato nientemeno che a “Star Wars”. La musica è un insieme malsano di svariate influenze che vanno dal black metal più brutale ed iconoclasta, al punk più alcolico ed ignorante, all’ambient/noise minimale dei diversi intermezzi che costellano il disco, con rigurgiti venomiani e più di un richiamo agli Impaled Nazarene di “Ugra-Karma” ed ai Sadistik Execution del seminale “Fukk”. Tutto è frullato in una caleidoscopio malato nel quale si possono susseguire senza soluzione di continuità (i pezzi hanno tutti breve durata) un riff incazzato accompagnato da una batteria sparata a mille e da un cantato acidissimo ed un romantico stacco di pianoforte, un epico e pomposo tappeto di tastiere al rumore di un fuoco crepitante, una linea di chitarra che sfiora il grind ed un pezzo di puro rock ‘n’ roll alla Motorhead con tanto di vocals stonate ed ubriache. E da ogni nota trasuda una malvagità beffarda quasi palpabile (ovviamente per chi la sa cogliere). Il lavoro va gustato come un continuum nel suo alternarsi di marciume e sarcasmo, ma alcuni brani si impongono all’attenzione dell’ascoltatore come la terremotante “Dreptu Allur” (la cui traduzione suona come: uccidi tutti), la marziale “Eitt Bergmál Ur Framtiðinnar Dagar” e la divertentissima “Beitir Hnifar Skera Djupur”. Un album lontano da ogni luogo comune, che merita di essere riscoperto: non un capolavoro ma sicuramente un cult.
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