Tornano alla carica, a ben cinque anni di distanza da “Biography Obscene”, pubblicato nel 2007, i norvegesi Tulus, band che rappresenta una sorta di alter ego dei più noti Khold, con i quali condividono la line up ed anche lo stile di fondo, ovvero un black metal molto lineare, nudo e crudo e dalle atmosfere retrò. Come in un qualsiasi album dei Khold anche questo “Olm Og Bitter” è costruito sul riffing basico ed essenziale di Sarke e sulle sue linee di chitarra estremamente semplici ma al tempo stesso accattivanti, che pescano in parte dal vecchio thrash primordiale di scuola ottantiana e molto dal black metal darkthroniano delle origini. Pezzi cadenzati, che puntano con forza su un groove irresistibile e sulle vocals raschiate e rauche del singer Blodstrup, all’ascolto dei quali non si potrà fare a meno di muovere ritmicamente la testa. Queste le caratteristiche della proposta musicale dei Tulus, che sono rimaste pressochè invariate dall’esordio “Pure Black Energy” del 1996 ad oggi e rappresentano sostanzialmente la quintessenza del black metal primitivo e senza fronzoli, ridotto all’osso come di più non si potrebbe, di quello riscoperto e riportato in auge negli ultimi tempi dai vari Satyricon, Gehenna e, appunto, Khold. Brani come “Fornemmelse”, “Bitt” e “Angst” potrebbero benissimo essere usciti da un “Volcano”, un “WW” o un “Masterpiss Of Pain”. Minimalista ed efficace nel dipingere scenari invernali tipicamente nordici, questo lavoro si attesta però su un livello qualitativo meno elevato rispetto al suo predecessore, in confronto al quale è ancora più ortodosso, monolitico e, per forza di cose, ripetitivo. Tuttavia si tratta di un buon ritorno, all’altezza della reputazione di musicisti che hanno contribuito a scrivere pagine importanti del black metal fin dalla metà degli anni novanta. Un ascolto è senz’altro consigliato.
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