Torna sul mercato, e questa volta senza farci attendere per sette lunghi anni come per la precedente release, uno degli ultimi credibili cantori delle antichità pagane sepolte dalle sabbie del tempo, ovvero quel Vratyas Vakyas da sempre mente e motore del progetto Falkenbach, per l’occasione coadiuvato da Hagalaz alle chitarre e tastiere, Tyrann alle scream vocals e Boltthorn alle percussioni. Con questa rinnovata formazione il nostro bardo propone un lavoro moderno ed assolutamente al passo con i tempi anche per quanto riguarda pulizia del suono, potenza ed impatto della produzione, precisione d’esecuzione e quant’altro. Un lavoro chirurgico e praticamente perfetto da un punto di vista meramente formale, dove ogni elemento sembra essere al proprio posto per realizzare un’opera pagan viking completa ed ineccepibile, che possa accontentare tutti gli appassionati del genere: cori possenti e melodici, passaggi sognanti ed acustici, momenti più furiosi in cui, come non era mai accaduto prima d’ora, sono gli screaming a farla da padrone. Quello che manca a mio avviso, e che spero vivamente non sia andato definitivamente perduto, é quella magia sottile e poetica che permeava i primi lavori della band ed in particolare il precedente “Ok Nefna Tysvar Ty”, davvero un capolavoro di atmosfere rarefatte ed ancestrali. Il cuore caldo e pulsante dell’arte del buon Vratyas Vakyas sembra in qualche modo essersi raffreddato ed aver smarrito quella capacità unica ed inimitabile di creare in musica paesaggi favolosi ed “elfici” a favore di una musicalità scevra da difetti e sbavature ma irrimediabilmente asettica ed, in alcuni passaggi, perfino scontata e noiosa. Si salvano l’opener e la splendida “Havamal”, l’unica song che sia davvero riuscita a riportarmi con la mente alle visioni delicate ed incontaminate evocate nelle opere del passato; il resto annega nell’anonimato e nella staticità del già sentito. Sinceramente non avrei mai pensato di doverlo scrivere, ma ho la netta sensazione che anche per un gruppo che sembrava dover resistere imperituro ad ogni tentazione “commerciale” nella luce del proprio glorioso passato, stia per cominciare l’inevitabile parabola discendente. Sarò felice di essere smentito dalle prossime uscite della band.
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