Esordiscono con questo album autointitolato ed autoprodotto, limitato a duecento copie numerate a mano, i nostrani Emrevoid, quartetto proveniente da Cesena, proponendo pezzi registrati tra il 2004 ed il 2010. I nostri sono fautori di un death metal moderno, corposo, granitico e molto tecnico, che affonda però le proprie radici nella tradizione, risultando in particolare debitore dei Death di “Human” e “Symbolic”, lavori verso i quali i nostri sembrano nutrire una vera e propria devozione. La musica degli Emrevoid è fatta di ritmi sincopati, di un riffing spezzettato sorretto da una batteria secca e nervosa e non è scevra da una serie di virtuosismi – per la verità un po’ ripetitivi e fini a sé stessi – che richiamano lo stile di gruppi come Dying Fetus e Cephalic Carnage, senza rinunciare ad una componente thrash riconducibile ai Meshuggah. Il cantato è in un growling classico, però monocorde e non particolarmente espressivo. Siamo di fronte ad un lavoro che, per quanto sincero, non spicca assolutamente per personalità, denotando un’eccessiva dipendenza dai propri modelli di riferimento. I brani non riescono ad essere immediati né a mordere come dovrebbero; anzi sono tutti costruiti allo stesso modo senza alcun guizzo di fantasia, tanto che la sensazione di noia si impadronisce molto presto dell’ascoltatore. C’è modo e modo di realizzare delle fotocopie; questa è davvero sbiadita. Peccato.
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